di Mariella Lentini*
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Guglielmo Fenoglio, nato nel 1065 a Valsorda-Borgoratto (Garessio, Cuneo), si sente attratto dalla vita solitaria. Decide di rifugiarsi nei pressi della vicina Torre Mondovì per condurre un’esistenza da eremita. Vuole cavarsela da solo. Per lui, infatti, importanti sono la Parola di Dio, la preghiera, il contatto con la natura, l’aiuto ai bisognosi. Si aggrega, poi, come semplice fratello laico, ad altri credenti solitari, in località Valcasotto (Cuneo), dove viene fondato un edificio religioso: la Certosa di Casotto. La vita dei certosini scorre operosa: si coltivano i campi, si curano le mandrie, si lavora il latte, si raccoglie la legna. Alcuni si recano al mercato a vendere o ad acquistare merce, altri riparano o costruiscono edifici. Guglielmo ha il compito di viaggiare tra le campagne circostanti in compagnia di una mula, per caricare e trasportare granaglie e legumi. Il buon Guglielmo si inoltra fino ad Albenga (Savona) e a Mondovì (Cuneo).
Purtroppo spesso è vittima di attacchi da parte dei briganti che infestano la zona e lo derubano senza tanti complimenti. La leggenda narra che un giorno Guglielmo abbia ricevuto dal priore un suggerimento scherzoso: «La prossima volta difenditi con la zampa della mula». Guglielmo, ingenuo e puro di cuore, appena incontra i malfattori ubbidisce al suo priore, così stacca una zampa all’animale brandendola minaccioso. I briganti, sconvolti da quanto hanno visto, scappano terrorizzati. Subito dopo il certosino rimette al suo posto la zampa alla mula, ma nella fretta la riattacca al contrario, senza versare una goccia di sangue e senza che la mula emetta nessun lamento.
Guglielmo torna nella Certosa con l’animale zoppicante. Il priore corre a vedere di persona ciò in cui non vuole credere e, notando la zampa della mula capovolta, ordina a Guglielmo di porvi rimedio. Ubbidiente, il certosino stacca la zampa e la rimette nel verso giusto, senza far emettere alcun raglio all’animale. La leggenda narra anche di altri miracoli prima e dopo la morte del “Santo del prosciutto”, come viene chiamato Guglielmo, soprattutto di guarigioni da malattie e da epidemie. Muore nel 1120 nella Certosa di Casotto. Ancora oggi si possono ammirare antichi dipinti che lo raffigurano nel Santuario Madonna del Brichetto a Morozzo (Cuneo). E presso la Certosa di Pavia è visibile una scultura dove il Beato Guglielmo impugna il cosciotto della mula.
* Autrice del libro
“Santi compagni guida per tutti i giorni”