di Mariella Lentini*
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“Il medico dei poveri” Ladislao Batthyany-Strattmann nasce nel 1870 a Dunakiliti (Ungheria). Vive felicemente con papà, mamma e i suoi fratelli. La sua famiglia è molto ricca e fa parte della nobiltà ungherese. Purtroppo il piccolo Ladislao subisce un trauma: il padre, diventato luterano, ottiene il divorzio per sposarsi con la dama di compagnia della moglie. Ma il dolore più grande arriva quando Ladislao ha dodici anni: la malattia e la morte della sua amata mamma. Tormentato dalla tristezza, Ladislao promette a se stesso di diventare medico e di curare i poveri senza chiedere nulla in cambio. Questo sogno e la fede cristiana lo aiutano a guardare con ottimismo e fiducia al proprio futuro.
Ladislao, sofferente per la perdita della mamma, non riesce a studiare, ma, dopo la Prima Comunione, tutto cambia. Il padre vorrebbe indirizzarlo agli studi di agraria per fargli curare i vasti possedimenti di famiglia, ma Ladislao riesce ad iscriversi a medicina pensando alla sua promessa. Si laurea, diventa medico generico e chirurgo e si specializza in oculistica. Famoso e molto richiesto per la sua competenza e per la sua umanità, Ladislao si sposa ed ha tredici figli. Entra nel Terz’Ordine Francescano e conduce una vita aderente ai suoi ideali: tutti i giorni, in casa Batthyany–Strattmann, al mattino si va a Messa e ogni sera si recita il Rosario.
Il medico, prima di ogni operazione, assieme ai pazienti prega il Signore che tutto vada bene. In casa non esiste il superfluo anche se l’oculista, di origini nobili, potrebbe permettersi il lusso. Egli pensa ai poveri: in Ungheria adibisce un castello, ereditato da uno zio, a ospedale, dove chi può paga il ricovero, le cure prestate e la degenza. I poveri, invece, vengono assistiti gratuitamente. Il buon medico paga tutto di tasca propria, anche il personale. Dopo aver dimesso i pazienti regala ad ognuno immaginette sacre e un libretto religioso sulla fede: Apri gli occhi e guarda. Ai poveri come compenso chiede una preghiera. Ai disoccupati alla ricerca di un lavoro dona anche una somma di denaro. I bisognosi che vanno da Ladislao per le cure gratuite diventano numerosissimi, tanto che si organizzano treni speciali diretti da tutta l’Ungheria verso il suo ospedale. Quando viene ringraziato da un malato, il beato risponde che non è lui che guarisce ma Dio. Il beato muore a Vienna nel 1931.
* Autrice del libro
“Santi compagni guida per tutti i giorni”