di Mariella Lentini*
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«Le anime – dice San Carlo Borromeo – si conquistano con l’umile preghiera». Lui, infatti, è un grande conquistatore di anime. Nato nel 1538 nel castello di Arona (Novara), sul Lago Maggiore, figlio del conte Gilberto, Carlo a nove anni, purtroppo, perde la mamma, Margherita Medici di Marignano. Per le usanze dell’epoca, essendo il terzo figlio, Carlo a dodici anni veste l’abito talare. Le sue rendite le destina subito ai poveri. Nonostante fin da bambino abbia difficoltà nel parlare, Carlo è un brillante studente e si laurea a Pavia. Viene chiamato a Roma dove papa Pio IV, suo zio per parte di madre, lo nomina cardinale e segretario di Stato a soli ventidue anni. Partecipa da protagonista al Concilio di Trento e avvia l’istituzione dei seminari per formare bravi sacerdoti.
A venticinque anni viene nominato arcivescovo e destinato alla guida dell’arcidiocesi di Milano, un vastissimo territorio abbandonato a se stesso, che comprende Lombardia, Veneto, Genova e Svizzera. Terre che lui visita instancabile, occupandosi della condizione dei fedeli e, soprattutto, dell’educazione religiosa dei bambini. Fa costruire ospedali e ospizi, elargendo anche le proprie ricchezze.
Durante la peste che colpisce Milano nel 1576, il cardinale si prodiga personalmente ad assistere i malati, celebra continue Messe, organizza processioni. Ripristina la disciplina nei conventi con tanto rigore da spingere un frate degenere a sparargli contro mentre prega. Carlo Borromeo, prodigiosamente, non viene colpito. Per la sua attività, Milano in quel periodo primeggia sulle altre città italiane. I vescovi, ammirati dalle sue iniziative, lo prendono a modello, ma la sua fibra, anche se robusta, non sopporta tutte queste fatiche. Il cardinale ammalato, con la febbre alta, va ugualmente in giro senza mangiare né dormire, continuando la sua opera pastorale, pregando e aiutando i bisognosi.
A quarantasei anni, il 3 novembre 1584, si spegne a Milano stroncato dall’immane fatica, lasciando alla città un bellissimo ricordo della sua generosa opera. È patrono di sacerdoti, vescovi, direttori spirituali, catechisti, insegnanti, maestri, librai, legatori di libri. Per il grande aiuto dato agli ammalati è invocato dai sofferenti contro il vaiolo e le epidemie. In suo onore è stata costruita una statua gigantesca di bronzo, alta trenta metri, denominata amichevolmente “San Carlone” che sorge ad Arona, nei pressi del Lago Maggiore, meta di pellegrinaggio e turismo.
* Autrice del libro
“Santi compagni guida per tutti i giorni”