di Mariella Lentini*
Il duca franco dell’Alsazia Adalrico e la moglie Bersvinda aspettano con trepidazione un bambino. Il nobile desidera assolutamente un maschio, affinché tramandi la casata nobiliare di famiglia. Ma il sesso del nascituro non si può scegliere. Così, nel 660, ad Obernai (Alsazia, Francia), il destino fa arrivare, al nobile superbo e orgoglioso Adalrico, una bambina. Il duca è deluso e diventa furibondo quando viene a sapere che la bambina è cieca. La odia e intende farla uccidere perché per lui rappresenta una vergogna. La moglie ha il cuore lacerato dal dolore e tenta di salvare la figlia. Riesce a convincere il marito a risparmiare la bambina, ma le condizioni dettate dal nobile sono dure: la piccola deve essere allontanata per sempre dal castello e nessuno dovrà sapere chi sono i genitori. La moglie, affranta, accetta le richieste del marito. Mamma Bersvinda affida la bambina a una contadina e poi la fa accogliere in un convento dove le suore provvedono alla sua educazione. Una notte il vescovo Erardo fa un sogno: deve recarsi nel convento dove vive una bambina non vedente, battezzarla e imporle il nome di Odilia che significa “figlia della luce”. Il vescovo decide di concretizzare il sogno. Incontra la ragazzina che ha compiuto dodici anni. Appena l’acqua benedetta bagna il capo della bambina, ecco avvenire la miracolosa guarigione. La fanciulla vede bene da entrambi gli occhi e, come nel sogno, viene chiamata Odilia. Il padre, venuto a conoscenza del prodigio, si pente.
Odilia viene riammessa al castello ma appena viene a sapere che il padre sta per combinare il suo matrimonio con un duca, rifiuta di sposarsi e, invece, chiede al genitore di donarle un monastero. Infatti Odilia ha in mente di dedicare la sua vita ad aiutare gli ammalati e i disabili, come lo era lei da bambina, e anche i poveri, gli anziani abbandonati, gli orfani. Il padre, per rimediare all’abbandono della figlia appena nata, acconsente e Odilia diventa badessa del Convento di Hohenburg (Alsazia) che sorge su una vetta oggi chiamata Mont–Sainte–Odile. La regola seguita dalle suore è severa: pane, acqua e verdure, preghiera, poco sonno e servizio a malati e disabili. Odilia muore intorno al 720. Ancora oggi il Monastero di Mont–Sainte–Odile è meta di pellegrinaggi. La santa è protettrice degli oculisti e invocata contro cecità, malattie degli occhi, delle orecchie e della testa. Santa patrona dell’Alsazia, Odilia in Italia viene festeggiata a Tovena (Treviso).
* Autrice del libro
“Santi compagni guida per tutti i giorni”