di Mariella Lentini*
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“L’apostolo della Calabria”, come viene chiamato, nasce ad Acri (Cosenza) nel 1669. La sua è una famiglia di poveri operai, sorretta da una grande fede. Lucantonio Falcone, questo è il suo nome, come tanti giovani è inquieto perché non sa quale strada intraprendere. A quindici anni incontra un frate e, dopo averlo sentito parlare, crede che la sua vocazione sia quella religiosa. Dopo qualche anno entra in convento, fra i novizi dei francescani. Tuttavia Lucantonio non è convinto. Forse sarebbe più felice se si trovasse un lavoro, si sposasse e diventasse padre? Queste domande lo tormentano. Torna a casa e ritorna in convento per due volte. La terza volta Lucantonio non ha più dubbi. Indossa il saio e diventa Fra Angelo d’Acri. Seppure per umiltà vorrebbe rimanere un semplice fraticello, viene ordinato sacerdote e ritenuto così bravo da essere inviato tra la gente a predicare.
Fra Angelo, come era in uso a quei tempi, si prepara con impegno il suo primo discorso, con parole ridondanti e difficili, e lo impara a memoria. Quando, però, il francescano si mette a parlare in pubblico, dopo un po’ si dimentica di tutto. Che brutta figura! Padre Angelo torna in convento affranto e scoraggiato. All’improvviso sente una voce che gli dice di continuare a predicare, ma solo quello che gli ispira il cuore, usando parole semplici, comprensibili da tutti. Quella voce arriva dal Cielo. È il Signore che parla ad Angelo. Da quel momento il frate si prepara le prediche solo facendo penitenze, pregando e studiando la Bibbia. Poi con parole semplici che tutti possono capire, predica soprattutto ai poveri, ai contadini, alle persone senza cultura che lo ascoltano commossi, fino a piangere.
Tanti si pentono, si convertono, cambiano vita, tornano a pregare. Gli intellettuali, invece, lo deridono come succede a Napoli quando, davanti a un uditorio esigente, Angelo finisce per predicare alle panche vuote, ma quelle stesse panche si riempiono fino all’inverosimile dopo che “l’apostolo del Mezzogiorno” ha predetto la morte di un suo accusatore. Il predicatore diventa famoso anche per i suoi miracoli di guarigione e per la sua denuncia contro la corruzione, l’ingiustizia sociale, i ricchi che sfruttano i poveri, la miseria dei centri urbani. Predica in tutto il Regno di Napoli e quando arriva lui le abitazioni si svuotano a tal punto che la gente dice che «nelle case non ci restavanu mancu li gatti». Padre Angelo muore nel 1739 ad Acri, dove oggi riposa, presso il santuario a lui dedicato.
* Autrice del libro
“Santi compagni guida per tutti i giorni”