di Mariella Lentini*
–
Sono trascorsi tanti secoli. Fa tanto freddo a Betlemme. Nella notte buia è inverno. Il 25 dicembre una donna sta per avere un bambino e cerca invano un riparo. Il “Bambino” nasce: per tetto ha una misera stalla, per culla una mangiatoia. Il soffio di un bue e di un asinello lo scaldano. È povero e non possiede nulla. L’amore della mamma, Maria, e del suo sposo Giuseppe il falegname, lo proteggono. Il suo nome è Gesù: un “Bambino” speciale. Un angelo avverte gli umili pastori che è nato il “Figlio di Dio”. Tutti accorrono, in silenzio: stupiti, meravigliati, estasiati ammirano il “Bambinello”. Ognuno porta in dono qualcosa: uova, vino, coperte, frutta, legna, un agnellino. Cose semplici ma donate con il cuore. La Stella Cometa guida i Re Magi che con i loro cammelli arrivano dall’Oriente. Essi recano con sé regali preziosi per il neonato: oro, incenso e mirra. Intorno regnano l’armonia, la gioia, la felicità. La stalla è tutta luminosa, in cielo brillano le stelle. E l’umanità non sarà più la stessa. Ancora oggi, ogni anno, in tutto il mondo, l’evento viene celebrato con la festa più bella, il Natale, e in tante case si allestisce il presepe.
Nel 1223 San Francesco d’Assisi per primo rappresenta la Natività a Greccio (Rieti), con un presepe vivente. E così da allora si è potuto rappresentare ed ammirare il Natale, uno dei momenti religiosi più attesi. Il presepe evoca gioia ed emozione, ci fa sentire più buoni, insegna tanti valori: l’umiltà, il silenzio, la semplicità, la tenerezza. Valori da difendere e divulgare, per i bambini, i giovani, gli adulti. Nella capanna tutto è ridotto all’essenziale per educarci alla sobrietà e ad apprezzare ciò di cui disponiamo. Per tradizione il presepe si allestisce l’8 dicembre, importante è non esporre il Bambinello prima dello scoccare della mezzanotte tra il 24 e il 25 dicembre. Preparare insieme il presepe, con le statuine, la carta colorata per formare le montagne, l’erba e il cielo, la capanna e tutto quello che la creatività di ognuno suggerisce, regala tanto calore. È un’esperienza affettiva che dona pace e armonia a tutta la famiglia. E fa tornare tutti un po’ bambini: semplici, giocosi, genuini, incantati, così come Gesù stesso insegna: «In verità io vi dico: se […] non diventerete come i bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli» (dal Vangelo secondo Matteo 18,3).
Quanta creatività ha saputo suscitare la natività di Gesù. Composizioni semplici, casalinghe, altre di altissimo valore artistico; modeste oppure spettacolari, ricchissime di ambientazioni e personaggi, con colori, luci ed effetti scenografici. Tutti i presepi si fanno ammirare, allestiti nelle chiesette, nei grandi santuari, nelle case, nelle scuole, negli ospedali, nei luoghi di lavoro. Famosissimo è il “Gesù Bambino di Praga”: nel 1628 la principessa Polissena regala al Convento dei Carmelitani Scalzi di Praga (capitale della Repubblica Ceca) una statuetta del Bambino Gesù. La statua ha un abitino regale cucito dalla principessa stessa e la corona in testa. Il “Piccolo Re”, da allora, dona tante “grazie” a quanti lo pregano con fede. In Liguria, ad Arenzano (Genova), dal 1906 sorge un santuario dedicato al Bambino Gesù di Praga, dove si può ammirare uno stupendo presepe artistico permanente. C’è chi sostiene che Antoine de Saint–Exupéry si sia ispirato al “Piccolo Re” per scrivere la famosa fiaba Il piccolo principe pubblicata nel 1943.
* Autrice del libro
“Santi compagni guida per tutti i giorni”