Tre adolescenti cristiano-copti sono stati condannati a cinque anni di carcere, mentre un quarto è stato condannato a un periodo di detenzione a tempo indeterminato, in un centro di detenzione minorile, dopo essere stati accusati di blasfemia, di aver insultato l’Islam e di aver fomentato conflitti settari. I ragazzi, originari della provincia Minya dell’Alto Egitto, sono stati accusati perchè hanno girato un video goliardico che li raffigura mentre conducono una finta decapitazione.
Il video, girato con un cellulare, e registrato nei primi mesi del 2015, è diventato pubblico dopo che l’insegnante Gad Yousif Younan, che ne aveva una copia, ha perso la scheda di memoria del suo telefonino. Lo stesso Younan è già stato condannato a tre anni di carcere per “aver insultato l’Islam”. Gli avvocati che li assistono hanno accusato le autorità egiziane che indagano di non aver visto i 32 secondi di video e basandosi solo sulla base dei rapporti di polizia e sulle speculazioni della comunità locale, che accusavano i ragazzi di prendere in giro i riti di preghiera dei musulmani.
Le detenzioni e le inchieste che si richiamano all’accusa di “vilipendio della religione”, di “aver insultato l’Islam” e di “blasfemia” sono in aumento in Egitto. La Christian Solidarity Worldwide (CSW) ha recentemente ricordato i casi del ricercatore e presentatore televisivo Islam al-Buheyri e dello scrittore laico Fatima Naaot, entrambi condannati per “vilipendio della religione”, in base all’ambiguo articolo 98 del codice penale egiziano che è vagamente formulato e aperto ad ogni interpretazione estensiva.
Essa afferma che è punibile con pene detentive da sei mesi a cinque anni, e multe di 500-1.000 sterline egiziane, lo “sfruttare la religione per diffondere, sia con le parole che per iscritto, o in qualsiasi altro mezzo, idee estreme per fini di incitamento alla lotta, ridicolizzare o insultare le fedi o provocare danni all’unità nazionale”.
Matteo Orlando