L’Enrico Ruggeri che non ti aspetti: con il noto cantante La Fede Quotidiana discorre a tutto campo di fede e soprattutto di musica da suonare durante le messe.
Ruggeri, quale rapporto ha con la fede?
Mi definisco credente, anche se, regola alla mano, non sono un esempio.
Per quale motivo tanto autocritico?
Allora. Penso che la fede sia una questione molto personale, un rapporto intimo con Dio. Poi ritengo che ogni persona abbia una inclinazione, una ispirazione verso il trascendente, dimensione che non possiamo negare o sminuire. La vita, senza questa dimensione verticale, sarebbe molto piatta ed anche senza speranza. Indubbiamente mi assalgono i momenti del dubbio e della incertezza, ma alla fine rimango della idea che qualcosa di maggiormente grande dopo di noi esiste. Una vita terrena senza la speranza di una esistenza maggiore mi pare piatta e persino contrassegnata dal materialismo, cosa che non approvo.
Tuttavia lei dice di non essere un buon credente…
Intendo nel senso di praticante e la mia presenza alla messa lascia molto a desiderare, lo riconosco. Ma rimango fermo nella mia idea: ogni creatura ha il diritto ed anche il dovere di guardare in alto e non solo qui sulla terra>
Che cosa pensa di Papa Francesco?
< Io non sono uno specialista della materia, o un teologo, men che meno uno che la studia, ma la sensazione che ho parla di una persona semplice, alla mano, anche pulita che vuole portare nella Chiesa maggiore attenzione agli ultimi, ai poveri, a chi soffre. Insomma una Chiesa che sia davvero ispirata a valori francescani e del Vangelo. Non so alla se fine riesca in questa impresa che trovo difficile, ma ci sta provando, e trova degli ostacoli.
Quali ostacoli?
Il caso dei corvi vaticani ritengo che lo provi, probabilmente ci sono forze che non vogliono il cambiamento.
Le piace la musica che oggi si suona nelle messe?
No. Ovviamente non possiamo fare delle generalizzazioni, tuttavia, ritengo che la chitarra, la batteria, il basso e gli applausi che spesso ascoltiamo siano inadatti al senso del sacro. Nella celebrazione occorre raccoglimento, silenzio e certi canti li trovo inadeguati. A dirla tutta, preferisco il gregoriano e Bach alla chitarra. E trovo che la messa antica, quella celebrata in latino offra maggior senso del mistero, del bello e del trascendente. Il baccano stona con i luoghi sacri e voler fare i moderni tanto per esserlo non lo approvo.
Bruno Volpe