“Francesco ha ragione quando dice che la riforma della curia non può essere ridotta a rimozioni e sostituzioni di persone, ma deve essere conversione personale, cambiamento spirituale, fede in Gesù Cristo che è il Vangelo”.
A sostenerlo è Enzo Bianchi, priore di Bose, dalle colonne de L’Osservatore Romano del 30 dicembre. Tracciando un bilancio dei quasi quattro anni di pontificato di Bergoglio, Bianchi afferma che il popolo “attende” che questa riforma “continui e si manifesti con chiarezza”, mentre il Papa “è animato da questa intenzione e lo dichiara sovente: anche nel quarto discorso natalizio alla curia romana ha ribadito questo impegno”.
Tuttavia, osserva il priore di Bose, “non ci può essere riforma della curia senza riforma della Chiesa e, in primo luogo, della vita dei presbiteri e dei vescovi: è un rinnovamento urgente che tuttavia richiede molto tempo”. Per questo una riforma della curia “darà frutti duraturi solo se il Papa riuscirà ad attuarla con la curia stessa e la curia con il Papa”.
Riforma della Chiesa, spiega Bianchi, “significa una Chiesa meno mondana, che sa opporre resistenza alle tentazioni del potere, della ricerca del successo, che sa non solo servire i poveri ma anche imparare dalla loro cattedra. Francesco, come riconoscono tutti, ha destato molte speranze e anche entusiasmi nelle Chiese, di cui non possiamo che rallegrarci”. Tuttavia, chiosa il monaco, “più la Chiesa brilla della luce del risorto più si scatenano le potenze demoniache che si rivoltano contro di essa, più la Chiesa è Vangelo vissuto e più troverà opposizione e persecuzione, come il suo Signore”. (SIR)
Se Bianchi per “tentazione del potere” indica la difesa, anche politicamente organizzata come nel 2005, dei valori cristiani e naturali, spero la Chiesa non la perda mai.