Di Padre Giuseppe Agnello
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Gesú, sole di giustízia che si manifesta, Gesú, Luce divina che rischiara le tènebre del mondo, Gesú splendore della sostanza del Padre e dell’Immacolata, ha una potenza attrattiva e di vita che lo rivela per quello che è: «il centro del cosmo e della stòria», come disse san Giovanni Pàolo II nella Redemptor Hominis. Consideriamo che cos’è il centro in geometria e che cos’è il sole in un sistema solare o per la vita, per capire profondamente questa solennità che oggi manifesta Cristo a tutte le genti. Il centro è il punto a partire dal quale, tutti gli altri punti presi in considerazione sono simmètrici o equidistanti. Cristo come centro è infatti il significato e il fine di tutta la creazione: se mancasse Lui, niente avrebbe senso; e solo in Lui, ogni cosa trova il suo posto ordinato. Il sole è ciò attorno a cui ruotano i pianeti e la vita terrestre: pensate a tutte le piante! Tutte hanno bisogno del sole, o in maniera diretta (le eliòfile o fotòfile); o in maniera indiretta (Le ombròfile o sciàfile). Ora, una realtà senza centro e senza sole è solo disórdine e morte. Cristo come centro o Verbo Eterno e sole o «Luce vera che illúmina ogni uomo» è dunque la risposta ai desiderî dell’uomo e il traguardo perfetto di ogni cammino umano. È per tutti non solo per Israele; è per ogni ceto sociale e per ogni tempo e luogo, anche se la sua luce ha brillato per prima al pòpolo eletto. Del resto il profeta Isaia lo dice con queste parole: «Cammineranno le genti alla tua luce, i re allo splendore del tuo sòrgere. Alza gli occhî intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vèngono a te». E poi, per fare capire mèglio che questa convergenza di pòpoli non è solo per avere la luce, ma anche per dare ciò che di buono si è già raggiunto, il profeta aggiunge: «l’abbondanza del mare si riverserà su di te, verrà a te la ricchezza delle genti». Dio, infatti, è bellezza, bontà e verità, e tutto ciò che di buono e di grande è stato raggiunto dai pòpoli immersi nelle tènebre dell’ignoranza della volontà di Dio, non può che ritornare a glòria di Dio; non può non convèrgere verso Cristo Signore, che ne è stato comunque l’ispiratore sconosciuto. Gesú, dunque, è adorato dagli àngeli, da Maria e da Giuseppe, dai pastori, e anche dai re Magi, cioè dai potenti e notàbili della terra, dalle persone colte ma coraggiosamente úmili. Gesú è il Salvatore di tutti ed oggi lo vediamo raggiunto da tre di quei re di cui parlava sia Isaia, sia il salmo 71 [72]: «I re di Tarsis e delle ísole portino tributi, i re di Saba e di Seba òffrano doni. Tutti i re si prostrino a lui, lo sèrvano tutte le genti». Sono dei cercatori di Dio, sono degli studiosi che non solo non hanno escluso Dio dalla loro vita, ma vògliono dargli glòria nel frutto delle loro fatiche; sono dei re, che non si sono fatti stordire dal potere, dal denaro o dai palazzi, ma sono usciti fuori, come “pellegrini di speranza”. I Re Magî sono quegli uòmini grandi della stòria che non si sono traviati né per la loro troppa cultura né per il loro troppo potere, ma lo hanno messo al servízio di Dio, umilmente, non temendo o non vergognàndosi di inginocchiarsi davanti al Bambino delle profezie, davanti al Logos a cui i loro ragionamenti dovèvano tutto. Sono stati mossi dalla speranza e tenuti in cammino per due anni dalla speranza, fino ad arrivare a Gerusalemme prima e a Betlemme dopo. Il loro cammino li porta da un altro Re, Erode, che però è specularmente opposto al loro modo di concepire lo stúdio, la religione e il potere. Erode è il sanguinàrio difensore della sua corona, del suo potere, del suo palazzo. Si turba pensando che ci sia un erede al trono che non sia sotto la sua giurisdizione. Usa la legge e anche le Sacre Scritture, non per governare, ma per sapere víncere a tutti i costi l’affermazione di sé. Teme chi non deve temere, e diventa omicida perché non ha mai messo al primo posto i valori inalienàbili dell’èssere umano, della creazione, della fede. I Re Magî portando quei tre doni a Cristo Gesú.
Is 60,1-6; Sal 71; Ef 3,2-3.5-6; Mt 2,1-12