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In Eritrea, come riportato da Vatican News, il governo eritreo ha deciso di nazionalizzare le strutture sanitarie religiose, confiscando ben 22 cliniche di proprietà della Chiesa cattoliche.

L’Agenzia Fides ha dato la notizia che anche l’ultimo ospedale cattolico, che forniva servizi di maternità e assistenza medica generale per il villaggio di Zager, è stato chiuso.

Queste confische rientrano nella decisione del regime guidato da Isayas Afeworki di applicare una legge, approvata nel 1995 e mai applicata fino ad oggi, per cui lo stato si arroga il diritto di requisire tutte le strutture sociali presenti sul territorio.

In seguito a queste confische lo stato eritreo recide una collaborazione ultradecennale che la Chiesa ha offerto per il bene della popolazione locale, garantendo per lungo tempo una serie di attività di carattere sociale a favore dei più bisognosi.

Le strutture mediche della Chiesa cattolica garantivano cure gratuite a circa 170mila tra malati e bisognosi ogni anno e rappresentavano un importante punto di riferimento per tutti i cittadini in difficoltà senza far distinzioni religiose o etniche.

Molti di questi presidi sanitari si trovano all’interno delle strutture religiose, requisire le prime significa violare la libertà e lo spazio vitale delle seconde.

Per cercare di trovare una soluzione a questo grave problema il deputato della Lega, onorevole Vito Comencini, ha presentato un’interrogazione sulla situazione in Eritrea al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale.

In particolare Comencini è preoccupato che possano essere coinvolti dei cittadini italiani, come dei missionari, ed ha qualichiesto  azioni intenda intraprendere per garantire la libertà religiosa e l’assistenza sanitaria in Eritrea

Un pensiero su “Eritrea, governo nazionalizza strutture sanitarie religiose. Interrogazione alla Farnesina”
  1. Apprendo attraverso le sue parole il dramma che si sta consumando in Eritrea. Un fatto grave, che pesa su chi poteva accedere alle cure, e su chi si prodiga con tanta fede in prima linea. Appoggio la sua iniziativa, e prego Dio che il grido di chi soffre giunga nel cuore di chi può agire diplomaticamente.
    Preghiamo per queste intenzione, chiediamo la benedizione di Dio per chi ha subito questa grave ingiustizia. A nome mio e del gruppo Betania assicuriamo preghiera e chiediamo Benedizione per tutte le persone coinvolte.
    Cordialmente.

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