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CharamsaIn esclusiva assoluta pubblichiamo la seconda parte della nostra intervista a Krzysztof Charamsa, il teologo vaticano noto alle cronache mondiali per il suo coming out effettuato poco prima del Sinodo sulla Famiglia.

Vai alla prima parte dell’intervista. 

Lei chiede le scuse del Vaticano “per le sue omissioni e silenzi, la loro persecuzione e crimini commessi contro le persone omosessuali nel corso dei secoli”. È davvero convinto che la Chiesa perseguiti gli omosessuali?

«Alla Chiesa e al Vaticano io non chiedo ormai nulla: io esigo! Esigo! Chiedere si può a qualcuno che è ben disposto ad ascoltare le ragioni dell’altro, ma non ad uno ideologicamente chiuso alla realtà. Alla paranoica delinquenza di chiusura si esige il cambio e la conversione! Sono convinto che la Chiesa attualmente perseguita gli omosessuali, diffamando la condizione omosessuale, suscitando odio verso gli omosessuali, mai condannando l’omofobia, ma di nascosto godendo della penalizzazione degli omosessuali, stigmatizzando e marginalizzando le minoranze sessuali, essendo una agenzia di omofobia, lesbofobia, transfobia etc. Dalla Chiesa esigo la conversione, la richiesta del perdono e la riparazione del male che provoca attualmente alle minoranze sessuali».

Lei ha detto che i testi del Catechismo sull’omosessualità sono “più vicini alle posizioni del fondamentalismo islamico che a quelli della ragione”. Ci spiega la sua posizione?

«La posizione cattolica oggi è più vicina al fondamentalismo che alla ragione, perché ciecamente ripete quanto da tempo fu già smentito dalla conoscenza scientifica. Ciò che la Chiesa oggi insegna sull’omosessualità si può paragonare solo a un certo religioso scienziato islamico che insegnava l’anno scorso in un’università che la Terra è piatta e non si muove (lo si può vedere su Youtube). Questi sono atteggiamenti contrari alla realtà e alla forza della ragione ed esigono la compassione e deplorazione per questa istituzione impaurita di confrontarsi con lo sviluppo del sapere umano. L’ultimo Sinodo ne è stato un esempio paradigmatico di una totale chiusura fondamentalista dietro la facciata insensibile del così detto “rispetto”».

Lei chiede a tutti i preti gay di fare coming out per mostrare al Vaticano che sono tanti e che sono buoni sacerdoti. Ne è davvero convinto?

«Io chiedo di fare coming out a tutti i preti gays per mostrare al Vaticano e alla chiesa la realtà ed esigere il rispetto al naturale orientamento omosessuale. Secondo me, il coming out è l’obbligo morale di ogni prete gay. Restando nell’armadio i preti gays sostengono l’assurdità della posizione della Chiesa. E poi per la coerenza della verità: la Chiesa tanto coraggiosa nell’offendere e discriminare gays, deve avere anche il coraggio di vedere quanti gays ci sono al suo interno. Così, dopo una bella “doccia fredda” del coming out del clero, forse inizierebbe a riflettere. Ma ovviamente la maggior parte del clero non ha alcun interesse di farlo.

Chi l’ha ordinata sapeva che lei era gay? Non ha mai pensato, prima dell’ordinazione, che la consacrazione potesse privarla di essere se stesso?

«Lei ha ragione quando dice che l’ordinazione può privare la persona di se stessa: nel caso di un gay è proprio così, perché il gay credente deve lasciarsi riempire dell’odio verso se stesso, se vuole seguire ciò che la Chiesa intende sull’omosessualità, descrivendo l’orientamento omosessuale come qualcosa di naturalmente disordinato. Ma io, come gay sono un buon sacerdote, fedele alle esigenze evangeliche della verità. E sa che Le dico: la Chiesa non era riuscita a privarmi di essere me stesso. Mi sono liberato in tempo».

Lei ritiene che la Chiesa debba superare le posizioni contenute nelle lettere di San Paolo sull’omosessualità? Come crede che la Chiesa possa giustificare un tale cambiamento dottrinario?

«La posizione di Paolo al riguardo è complessa e l’esegesi moderna dimostra quanto la tradizionale e semplicistica interpretazione non può essere più sostenuta. In questo senso non ho dubbi che la Chiesa supererà non tanto Paolo, che va contestualizzato, quanto piuttosto la propria interpretazione di Paolo, che non ha niente a che fare con la questione dell’omosessualità, come la conosciamo oggi. Come la conosciamo noi, non potevano conoscerla né Paolo né Pietro né gli altri in quel tempo. In futuro arriverà ciò che la Chiesa chiama lo “sviluppo dottrinale” anche riguardo a questo tema, cioè – senza inutili giri di parole – il cambiamento dell’attuale posizione retrograda. Chi vuole aspettare che la Chiesa si risvegli ed inizi ad informarsi e a studiare seriamente la questione alla luce della conoscenza moderna, dovrà rivestirsi di pazienza e aspettare (se vuole!). Chi si rende conto che la vita è breve e la Chiesa rimane ciecamente indottrinata su questo punto, dovrebbe protestare in difesa della dignità umana. Qui si tratta delle vite umane di milioni di persone appartenenti alle minoranze sessuali, che dalla Chiesa sono continuamente offese con il freddo dottrinalismo, chiuso a qualsiasi ricerca della verità. Esattamente nella Chiesa siamo nelle mani dei farisei del Vangelo».

Lei è stato un buon conoscitore del tomismo. Cosa dice San Tommaso d’Aquino, il modello della teologia cattolica, sull’omosessualità?

«Tommaso non dice nulla di buono al riguardo, ma sono convinto che oggi sarebbe capace almeno confrontarsi serenamente con la scienza moderna sul tema dell’omosessualità, come nel suo tempo era capace di confrontarsi con Aristotele appena scoperto. Purtroppo oggi la Chiesa è priva di questi livelli di apertura mentale».

Matteo Orlando e Maria Rocca

8 pensiero su “ESCLUSIVA (II parte) – Charamsa: “Esigo le scuse della Chiesa per la sua paranoica delinquenza contro i gay””
  1. L’esclusione del “disturbo omosessuale” dai manuali medici non è avvenuta per motivi scientifici ma per una votazione a maggioranza (su pressione della nota lobby) .
    La Chiesa non discrimina nessuno , nemmeno i gay , basta leggere il catechismo.
    Diverso è pretendere che il verbo LGBT diventi il testo sacro del cattolicesimo.
    Aveva ragione Mons. Stenico..

  2. Dunque secondo Charamsa, la Chiesa dovrebbe rinnegare e scomunicare tanti suoi santi e dottori:

    San Paolo: «Non illudetevi! Né i fornicatori, né gli idolatri, né gli adulteri, né gli effeminati, né i sodomiti […] erediteranno il Regno di Dio»! (1 Cor, 6, 9-10).

    San Gregorio Magno, dottore della Chiesa: «Era giusto che i sodomiti perissero per mezzo del fuoco e dello zolfo»

    San Giovanni Crisostomo, padre e dottore della Chiesa: “la passione omosessuale è diabolica”

    San Pier Damiani, Dottore della Chiesa: «Questo vizio supera per gravità tutti gli altri vizi»

    San Tommaso d’Aquino, dottore della Chiesa: l’omosessualità «offende Dio stesso come ordinatore della natura»

    Santa Caterina da Siena, dottore della Chiesa: vizio maledetto schifato dagli stessi demoni

    San Bonaventura, dottore della Chiesa: nella notte di Natale «tutti i sodomiti, uomini e donne, morirono su tutta la terra»

    San Bernardino da Siena: «La sodomia maledetta […] sconvolge l’intelletto»

    San Pietro Canisio, dottore della Chiesa: i sodomiti violano la legge naturale e divina

    San Pio V: «L’esecrabile vizio libidinoso contro natura»

    San Pio X: il peccato contro natura grida vendetta al cospetto di Dio

    http://www.centrosangiorgio.com/piaghe_sociali/omosessualita/pagine_articoli/chiesa_cattolica_e_omosessualita.htm#13

    1. Il regno dei cieli? E chi lo vuole? O.o Se ad ereditare il paradiso sono coloro che seguono i dogmi della fede sarà un posto pieno di bigotti, omofobi, sessisti, praticamente un inferno :3 Il risultato è più semplice di quello che si pensa: sarà la chiesa (con tutto il pacchetto di santi, santoni, esorcisti, divinità, opinionisti, vaticanisti) ad uscire dalla narrazione sociale, spinta fuori dalle nuove generazioni che non vi combattono..semplicemente vi ignorano ;) così a furia di emarginare la religione finirà al margine ;) come cantava John Lenon “Imagine..” :)

  3. Io non appoggio certo Charamsa, ma neanche chi continua a pensare che l’omosessualità sia un vizio. Però vorrei chiedere al giornalista perchè non fargli la domanda essenziale cioè: se lui voleva combattere la mentalità della Chiesa contraria ai preti omosessuali, doveva fare coming out ma senza avere un compagno e restando nella Chiesa. Quella poteva veramente porre il problema preti-omosessuali.

  4. Su una cosa sola sono d’accordo con il signor Charamsa, ossia quando chiede a tutti i preti gay di fare “coming out”, come si usa dire, cioè venire allo scoperto. Giusto: manifestino una buona volta la loro situazione gravemente immorale e si decidano a scegliere: o il sacerdozio, nella castità e nella continenza, senza sconti e accomodamenti, oppure l’abbandonarsi alla lussuria contro natura. Tertium non datur.

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