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“Sono per il sacerdozio celibatario”: lo dichiara in questa intervista che ci ha gentilmente rilasciato il cardinale ed arcivescovo emerito di Palermo Sua Eminenza Monsignor Paolo Romeo.

Eminenza Romeo, la Chiesa è in fermento alla vigilia dell’ atteso documento post sinodo sull’ Amazzonia del Papa. Che cosa ne pensa?

“Vado con ordine e parto da alcune considerazionii. Quella del sacerdozio celibatario è una legge ecclesiastica che non trova  radicamento certo nella Scrittura tanto meno in alcun dogma. E’ un fatto di tradizione e appunto di legge ecclesiastica. Ricordo a me stesso che San Pietro aveva la suocera. Fatta questa doverosa premessa, aggiungo che io  sono stato amministratore apostolico alla diocesi di Piana degli Albanesi dove esiste una parte di clero cattolico uxorato e la qualità era di buon livello. Lo stesso accade in parti del Canada, nel rito maronita, greco- bizantino, ucraino e per alcuni sacerdoti protestanti convertiti al cattolicesimo”.

E allora?

“Il problema, da quello che emerge, parte da circostanze particolari dell’Amazzonia e la legge ecclesiastica varie volte è stata modificata in ragione di circostanze particolari. Questo non significa che io mi dichiari a favore, esamino  solo il problema per rispondere alla sua domanda. Paolo VI, per fare un esempio, non si rifiutò di esaminare il caso, disse che non era il tempo giusto, lo rinviò, che non era arrivato il momento. Il mio pensiero va, per esempio, al diaconato permanente che è  un grado dell’ ordine, il terzo. I diaconi permanenti possono contrarre matrimonio. In sintesi, la legge ecclesiastica è soggetta a mutamenti in ragione di casi concreti”.

Eminenza Romeo una buona fetta del clero non sembra apprezzare..

“Perchè, lo dico senza polemica e in spirito di analisi, vi è chi non ritiene modificabile la tradizione, irrinunciabile. E penso al problema dell’uso della lingua vernacolare”.

La sua opinione Eminenza Romeo?

“Io sono per il sacerdozio celibatario, in esso e con esso sono cresciuto, ritengo la Chiesa  mia sola ed unica sposa e che un prete, per essere davvero libero non è in grado avere famiglia. Deve obbedire con serenità solo alla Chiesa”.

 Eminenza Romeo, è di questi giorni la polemica sul libro” Dal profondo dei nostri cuori” scritto dal card Sarah col contributo del Papa emerito Benedetto XVI secondo una poco convincente formula..

“Penso che si sia scatenata una polemica esagerata e forse inutile basata sui massimi sistemi. Per quello che mi riguarda il cardinal Sarah che stimo non è andato contro nessuno, non ha preso di mira alcun obiettivo. La Chiesa del resto non è un regime, parliamo tanto di dialogo e di parresia, dunque dove sta  il caso? Se vogliamo un dialogo franco, ben venga, ciascuno in libertà dica la sua. Chi ha firmato il libro ha il diritto e direi persino il dovere, a far conoscere la sua opinione”.

Bruno Volpe

Un pensiero su “Esclusivo. Il card. Romeo: “il cardinal Sarah, che stimo, non è andato contro nessuno””
  1. Ho percorso buona parte del periodo di preparazione al sacerdozio fianco a fianco con il Cardinale Paolo Romeo. Il 14 febbraio 1975 le nostre strade si sono divise nella condivisione sacerdotale ma è rimasto sempre vivo tra noi lo spirito di gioiosa fraternità. Quel giorno ho ottenuto da Papa Paolo VI la dispensa dal servizio ministeriale. Il Pontefice mi ha concesso di poter accedere al matrimonio e mi ha raccomandato di continuare l’annuncio del Vangelo. Celebrerò 45 anni di matrimonio accanto a mia moglie Giusy, circondati dall’affetto dei nostri due figli, dalle loro mogli e dai nipoti..Continuando a manifestare il mio profondo e convinto credo a Cristo, Figlio di Dio fatto uomo.

    Dall’angolo del mio punto di vista sento di dover fare due considerazioni:
    1. E’ doveroso volgere uno sguardo sulla situazione attuale nel mondo che fa riferimento alla presenza delle vocazioni ecclesiastiche. Oggi, conventi, monasteri, istituti religiosi e semimari continuano a svuotarsi. Si moltiplicano le Parrocchie senza pastori e le Diocesi in difficoltà per la carenza di clero. I Diaconi sposati in servizio offrono la possibilità di tamponare situazioni particolari. Ma gli interessati hanno il limite di servizio che non consente loro di celebrare il sacrificio eucaristico, di assolvere dai peccati e svolgere tutte quelle prestazioni riservate ai sacerdoti. Se è vero che l’animazione di una comunità cristiana richiede la presenza di una persona adeguatamente preparata e animata dallo Spirito di Dio attraverso il conferimento di uno specifico Sacramento, è anche vero che spetta al Vescovo “chiamare” e imporre le mani. La Chiesa oggi ha il dovere di sperimentare altre possibilità di organizzazione in proposito. Ci sono tanti laici, soprattutto coppie di sposi, che da tempo danno vita all’azione pastorale della Chiesa e godono di una confortevole fiducia tra il popolo di Dio. Ho accennato anche alla presenza femminile. Teniamo presente l’opera delle numerose donne nelle prime comunità cristiane. Svolgevano un capillare servizio, una “diaconia” fruttuosa che oggi può andare oltre il semplice ministero straordinario dell’Eucaristia. Vale proprio la pena di azzardare. Provare. Sperimentare, anche se con quella lentezza (o precauzione) che caratterizza il cammino della Chiesa.
    2. E’ anche doveroso volgere un secondo sguardo ai sacerdoti che operano nella società attuale. Possono esistere delle situazioni particolari di avvilente solitudine. Non si può dire -a priori e per principio- che non devono esistere. Perché esistono di fatto. Il rilancio di un sacerdote in crisi può avvenire anche attraverso il calore dell’affetto di una donna. Più che allo “scandalo” si potrebbe pensare a una soluzione. Affrontando la variazione di regole variabili. Perché il celibato è una regola variabile. Pensandoci bene, non si tratta di un “divorzio”, di una “separazione”, ma di un accettabile completamento. Umano. Ma anche arricchito da un Sacramento che è dono di Dio.

    Concludo affermando che l’impegno del celibato ha il suo valore ideale e reale. E’ e resta il dono totale della propria vita a Cristo. Senza riserve. Ed ha anche una sua provata “convenienza” (come specificato dal Vaticano 2° nel “Presbyterorum ordinis”). Si tratta di vederlo come “scelta” sempre aperta ad eventuali ripensamenti. Anche su questo argomento va impegnato il “coraggio” della Chiesa oggi.

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