“Occorre trovare la forza di andare avanti . Siamo pugili colpiti, ma non rassegnati alla sconfitta.” Lo dice in questa intervista a La Fede Quotidiana don Marco Rufini, arciprete della Basilica Concattedrale di Norcia crollata durante il recente terremoto e parroco di tutte le chiese norcine.
Don Marco, il sisma ha prodotto un enorme danno artistico- storico, ma ha anche devastato un considerevole patrimonio di fede visti i crolli delle chiese…
” Indubbiamente esiste l’ aspetto religioso che lei sottolinea. Tuttavia, non possiamo limitarci, da credenti evoluti, ad una visione solo esteriore della religione che non si ferma alla costruzione dell’ edificio. La cosa più importante è pensare prima di tutto al benessere morale e materiale delle popolazioni”.
Ha colpito tutti l’ immagine di quelle suore e di quei fedeli che pregavano inginocchiati in piazza…
“Lo considero un bel gesto di vero e sincero affidamento a Dio. Una volontà di mettersi nelle sue sapienti mani. Il terremoto, che qui non è una novità, ci deve far comprendere che non siamo onnipotenti e questo va sempre ricordato”.
Come vi sentite?
” Sicuramente non bene. Però bisogna trovare la forza di andare avanti. Io dico spesso, anche nelle mie omelie, che siamo in molte occasioni, come pugili colpiti, ma non rassegnati alla sconfitta. Amo fare il paragone col pugile che dopo una scarica di pugni, sa resistere, barcolla, ma non cade al suolo. Aspetta il gong per tornare all’ angolo, rifiatare , curarsi e dopo ripartire. Questo siamo noi a Norcia: bastonati, ma non rassegnati. Non è il momento della resa e tanto meno del piangersi addosso”.
Urgente la ricostruzione…
” Senza dubbio. Bisogna fare una coscienziosa riflessione su come vogliamo fare questa ricostruzione. Prima di tutto sia fatta bene, velocemente e senza intoppi burocratici, in onestà, superando le difficoltà che esistono ed ogni sterile contrapposizione, avendo al centro di tutto solo la cura delle persone e delle popolazioni”.
Se il crollo fosse accaduto più tardi nella mattinata?
” Me lo sono chiesto. Se il sisma fosse avvenuto alle 11,00 sarebbe stata una strage. Da questo punti di vista, sia pure impropriamente, è lecito parlare di miracolo. Ecco, guardiamo il bicchiere mezzo pieno: nessuno per fortuna ci ha lasciato la vita”.
Bruno Volpe