All’Inferno e…ritorno. Ecco la singolare e per motivi versi incredibile avventura del noto teologo domenicano padre Giovanni Cavalcoli che oggi La Fede Quotidiana racconta per la prima volta. Padre Cavalcoli infatti, è stato sospeso parzialmente a divinis, ma tre mesi dopo il provvedimento di sospensione è stato revocato.
Che cosa è accaduto? Come noto, alla fine del 2016 il noto teologo è stato suo malgrado protagonista di un controverso epidosio qando una sua esternazione sul tema terremoto- castigo di Dio, è finita nell’ occhio del ciclone, mal interpretata e probabilmente maliziosamente cavalcata ed utilizzata contro di lui . Sia come sia, Cavalcoli, che in varie interviste successive sostenne di non doversi scusare e che le sue parole erano state forse fraintese o mal interpretate, a fine novembre (ecco qello che non si sa), è stato sospeso parzialmente a divinis, secondo il canone 1333 del codice di diritto canonico.
Il provvedimento gli venne notificato dal provinciale milanese padre Fausto Arici. Tra le limitazioni più pesanti all’ esercizio del suo ministero sacerdotale: padre Cavalcoli non ha potuto presiedere messa, solo concelebrare ( dunque gli è stata tolto l’ esercizio di predica) e non ha potuto confessare in pubblico, ma solo su richiesta ed in privato. Ma il colpo di scena, nuovo, è arrivato il 3 febbraio 2017. La sospensione parziale a divinis di padre Cavalcoli è stata revocata e il provvedimento relativo è stato notificato dallo stesso provinciale a padre Cavalcoli nella sua residenza ligure.
La Fede Quotidiana ha contattato padre Giovanni Cavalcoli il quale ha confermato: “ Vero, sono stato, a fine novembre sospeso a divinis con grande amarezza. Però nelle scorse ore lo stesso Padre Provinciale dei domenicani, mi ha comunicato la revoca del precente provvedimento. Certamente sono contento di questa soluzione e rasserenato. Che cosa ha portato a questo cambio di rotta? Non lo so, probabilmente ci si è resi conto della mia buona fede e di una decisione probabilmebnte sbagliata. In ogni caso, non nutro rancore verso nessuno e guardo avanti. Per me oggi è come essere un detenuto che torna alla libertà. Ho passato un brutto periodo, finalmente messo da parte”.
Bruno Volpe
finalmemte! anche se la confusione continua ed aumenta.
gmg
Cosa ci insegna la fede cattolica sulle calamità pubbliche
t.me/IstruzioneCattolica
Chiediamoci come debbono considerarsi le pubbliche calamita sociali, le guerre, le sopraffazioni e le tirannidi alla luce della fede; le cause politiche o naturali che le determinano sono accidentali; la vera causa sta tutta nel peccato, ed essa produce tutto il suo effetto disastroso, quando non ha il contrappeso della riparazione e della penitenza. Qualunque altra valutazione delle pubbliche sventure è sbagliata. Anche le sventure private hanno questa dolorosa causa, e l’ha molto più la sventura delle sventure, ossia l’eterna perdizione, e perciò Gesù dice con parole generali: Se non farete tutti penitenza perirete tutti ugualmente.
Dolorosamente siamo tutti peccatori e tutti dobbiamo sentire il bisogno della riparazione; la penitenza dev’essere prima di tutto interiore, nel rinnegare i propri falsi apprezzamenti e nel riconoscere come nostra guida la Legge e la Volontà divina; dev’essere punizione della volontà e dei sensi ribelli, nella volontaria privazione di ciò che li alletta e li priva del freno, e dev’essere abbandono filiale e contrito all’infinita misericordia di Dio nel Sacramento della Penitenza.
Se non si orienta l’anima a Dio e non si sottopongono all’anima i sensi e le passioni, si cammina contro la divina Volontà, e si va in perdizione.
Le pubbliche calamità che affliggono le nazioni e le prove della vita sono, in fondo, le penitenze che il Signore stesso ci manda per salvarci. Le sventure pubbliche puniscono o purificano le nazioni peccatrici, e nel medesimo tempo sono per ciascun’anima una grande penitenza, forse la più grave e salutare, perché ineluttabile.
Si avvicina per es. una guerra, il flagello più terribile; ecco che le città fanno la toletta funebre: oscurano le lampade, sgombrano i luoghi strategici, riducono al minimo la vita così detta civile e si militarizzano. Si sente nell’atmosfera stessa un’aria di tristezza, gemono le madri, gemono le spose, ed i giovani, per quanto lo dissimulino, hanno la morte alle spalle e capiscono che per loro può essere anche finita la vita.
Che cosa è tutto questo apparato di tristezza?
E’ la chiamata di Dio a penitenza, ed è la terribile ed ineluttabile espiazione delle colpe commesse. Se le anime ascoltano in tempo la voce di Dio e anticipano esse la penitenza, a somiglianza dei Niniviti, il flagello si arresta; se continuano nella via del peccato sono travolte dal turbine.
La vita a volte appare per molti un crudele destino; è un errore gravissimo. Ogni sventura ha il suo retroscena di peccato ed è sanabile con la penitenza.
Dolorosamente le anime molte volte seguono il cammino opposto, rimangono nei loro peccati e li accrescono ribellandosi a Dio. Certi atteggiamenti disperati nel dolore sono blasfemi, ed aprono a satana interamente il varco nella nostra vita; allora non si trova più bene, si cade di abisso in abisso, e si può giungere fino all’estrema rovina temporale ed eterna. Quando vediamo perciò una tribolazione, pensiamo che è un avviso di Dio, esaminiamo le nostre colpe, eliminiamole con la Confessione e ripariamole con la penitenza; rimettiamoci sul cammino di Dio ed il Signore ci perdonerà anche nella vita presente, ridonandoci la prosperità e la pace.
Don Dolindo Ruotolo
La Chiesa si incammina per vie diverse da quelle che ha percorso fino ad oggi. Giusto? Sbagliato? Non sappiamo. Non possiamo sapere. Ma una cosa è certa. O ha mentito prima o mente ora. Non ha importanza. Chi mente una volta, MENTE SEMPRE.