“Quando pregava andava in un altro mondo”: ecco la rivelazione di Monsignor Edward Nowak, arcivescovo, polacco, Segretario Emerito della Congregazione della Cause dei Santi, grande amico e conoscitore di San Giovanni Paolo II.
Eccellenza Nowak, qual è il suo giudizio di San Giovanni Paolo II a livello ecclesiale?
“Fu un evento ed anche un fenomeno globale che rafforzò la cattolicità della Chiesa, la rese ancor di più universale ed unì la Chiesa”.
In che senso?
“Ho sempre guardato con stupore ed anche ammirazione a come la gente lo apprezzasse e lo accettasse in tutte le parti del mondo. In ogni suo viaggio, lo abbiamo visto, sembrava a casa sua. E’ andato dappertutto non tralasciando nessuno. Ha abbracciato il mondo e il mondo ha abbracciato lui. In un certo senso, ne abbiamo avuto conferma nel giorno triste del suo funerale”.
Molti intervistati hanno ricordato che egli metteva al centro della sua vita l’eucarestia..
“E’ del tutto vero. Davanti al Santissimo era riverente, anche da malato si inginocchiava e gli costava molto dolore. E poi la messa”.
La messa..
“Era il centro e fulcro della sua vita. Quando celebrava la Santa Eucarestia chiudeva gli occhi, manteneva la concentrazione, si percepiva qualche cosa di soprannaturale”.
La preghiera?
“In cappella, quella sua privata, lo abbiamo visto pregare. Ho avuto la sensazione che andasse come in un’ altra dimensione, un altro mondo, tutto spirituale. Non è sbagliato definirlo mistico”.
Il suo rapporto con la Polonia?
“Fortissimo, senza tralasciare nessuno, naturalmente. Amava stare con i suoi connazionali appena poteva. Ma il suo Paese gli è sempre rimasto nel cuore. Un Paese che gli deve molto”.
Un aneddoto?
“Ne ho tanti. Ma mi piace raccontarne uno. Molte volte la Domenica sera cenavo da lui. Una volta don Stanislao, il suo segretario disse: lo mandi via, rivolto a me, perché si fa tardi. Lui , ridendo disse: ma no, mi piace, lascialo stare, racconta tanti fatti e cose che non so”.
Bruno Volpe