“Surreale il dibattito che l’Associazione Luca Coscioni ha sollevato in risposta alla presa di posizione coraggiosa e determinata con cui Filippo Anelli, Presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli Odontoiatri, ha inviato e diffuso tra tutti i medici, ossia tra tutti gli iscritti alla Federazione di cui è presidente. Anelli ha affermato che, se anche il Parlamento approvasse la legalizzazione dell’eutanasia, i medici dovrebbero rifiutarsi di praticarla, perche’ contraddice ai principi e alle indicazioni del codice deontologico. Un codice che non puo’ essere modificato ne’ dalla Corte costituzionale ne’ dallo stesso Parlamento. Motivo per cui tutti i medici invocano a gran voce il diritto all’obiezione di coscienza. Se ieri erano 100 i medici che avevano formalmente aderito alla proposta del Presidente, oggi questo numero e’ cresciuto in modo esponenziale, nell’arco di poche ore. L’Associazione Luca Coscioni ritiene cosa grave che per Anelli il Codice deontologico sia superiore a una legge dello Stato e ribadisce che tutti i medici sono soggetti alla legge, come ogni altro cittadino. A sostegno della sua posizione la Associazione Coscioni chiama in causa la legge sull’aborto. Precisamente quella per cui e’ pienamente in vigore il diritto all’obiezione di coscienza”.
Lo ha affermato la senatrice dell’Udc Paola Binetti.
Secondo la Binetti “il tema che Anelli mette in evidenza una volta di piu’ e’ strettamente legato al conflitto tra Diritto positivo, posto dallo Stato, e Diritto Naturale, scritto nella coscienza di ognuno di noi, come gia’ dai tempi di Antigone l’uomo aveva scoperto. Fin troppo noto e’ l’impatto devastante che esiste tra leggi giuste e leggi che tali non sono e non sono riconosciute dalla coscienza umana. Conosciamo tutti il dramma di leggi profondamente ingiuste, approvate in un determinato momento con il consenso dello stato e rigettate subito dopo. Conosciamo perfettamente il male che ne e’ conseguito, per tanta tantissima gente! La promulgazione di una legge da parte dello stato non e’ sufficiente a rendere giusto se cio’ che propone giusto non e’, neanche se il giudizio dovesse venire dalla stessa Corte costituzionale. E se l’eutanasia puo’ apparire una soluzione drammatica ad un problema per il quale non si vede alternativa, questo non basta a farne una norma perche’ non puo’ rendere buona e giusta una cosa che non lo e’ affatto”.
“E se mai la Corte costituzionale dovesse imporre questo criterio al Parlamento e questo a sua volta dovesse votarlo, invocheremmo fin dal primo momento il diritto all’obiezione di coscienza per medici e per tutto il personale sanitario. Uno ad uno, fino a rendere materialmente inapplicabile la legge, per mancanza di persone disposte a togliere la vita ad una persona, mentre investiremmo tutte le nostre energie, scientifiche e morali, umane e sociali, per sviluppare le cure palliative nel migliore dei modi possibili”, ha concluso Paolo Binetti.