«Ringrazio Dio e la Madonna tutti i giorni. Durante la gravidanza ci sono stati problemi seri, e ci siamo affidati a Maria. Abbiamo chiesto protezione per la mamma e la bambina. E ora che tutto è andato bene, il senso di gratitudine è forte». In un’intervista al settimanale Oggi rivelava così il suo rapporto con la fede Fabrizio Frizzi, il celebre presentatore televisivo, passato alla vita eterna nella notte tra domenica 25 e lunedì 26 marzo, le cui esequie si terranno il 28 marzo, a partire dalle ore 12, presso la Basilica di Santa Maria in Montesanto (una chiesa in stile barocco, completata nel 1679, situata nel rione Campo Marzio, in piazza del Popolo, tra via del Corso e via del Babuino, a Roma).
Fabrizio Frizzi ha confidato in Dio ed aveva chiesto la protezione della Madonna (“Maria è una figura che riscalda il cuore, e parlare di una statua o di un quadro può essere poco rispettoso) per la figlia Stella, nata il 3 maggio 2013, quando aveva 55 anni, figlia che ha sempre considerato come un dono di Maria Santissima. «Il fatto stesso che sia arrivata è un miracolo, anche perché la gravidanza non è stata facilissima. Arriva questo dono di Dio e quando rischi di perderlo ti spaventi, fai tutto quello che è necessario per evitare di perdere la creatura. Quando è nata mi sono commosso».
Frizzi, dopo un matrimonio civile, dunque non valido per la Chiesa, contratto con la celebre conduttrice Rita Dalla Chiesa, aveva celebrato il suo matrimonio sacramentale con Carlotta Mantovan presso la chiesa di San Gabriele Arcangelo a Roma. «Affronto questo passo così importante per le nostre vite con tanta allegria e, lo ammetto, anche con commozione», aveva raccontato il conduttore. «È come chiudere un cerchio: dopo essere diventato padre di Stella, uno dei regali più belli che mi ha fatto Carlotta, mancava solo il matrimonio per rendere tutto più completo, per essere una famiglia in piena regola».
Cattolico, da sempre (“mi porto nel cuore l’immagine accogliente della Madonna della Pietà di Bassano Romano”, aveva ricordato, parlando del paese del Viterbese dove hanno vissuto l’ultimo tratto della loro vita i suoi genitori), sulla fede dichiarava: «è difficile trovare le parole giuste per raccontare il proprio rapporto con la fede in modo equilibrato. Si rischia di passare per uno che vuole ostentarla, di banalizzare, di pontificare».
Nel corso della sua vita Fabrizio Frizzi ha avuto la forza di superare anche un momento di crisi spirituale. Egli stesso lo ha raccontato attraverso un’intervista concessa a Pontifex nel 2010: «Io sono sempre stato cattolico, ma ad un certo punto della mia vita mi ha assillato il tarlo del dubbio, della sfiducia. Un caro parente stava morendo per una grave malattia ed io non accettavo questa idea, il mio animo era turbato». Ma un giorno a Lucca, aveva dichiarato Fabrizio Frizzi, «il mio sguardo cadde sulla immaginetta di san Gemma Galgani e quel volto bello, pacifico e armonioso, il suo sguardo puro mi hanno rasserenato e in un certo senso convertito. Devo a San Gemma Galgani l’aver ritrovato la fede, quella vera».
Cattolico fervente, oltre ad essere un volto storico dell’Unitalsi, con la quale accompagnava i malati a Lourdes («Lourdes tocca corde profonde. Da Roma, dove la mia vita va sempre di corsa, sembra lontanissima. Poi, grazie all’Unitalsi, diventa vicinissima. La prima volta che mi sono trovato davanti alla Grotta della Madonna, nell’estate del 2002, ho provato un’emozione forte, profonda. Davanti alla Grotta c’è un silenzio che non trovi altrove. Eppure non sei mai solo. Eppure si prega tutta la notte. Lì si sente la speranza, la disperazione e il dolore mescolati insieme. Si percepisce una mano tesa a darti conforto, ti senti di alzare le tue per conquistarlo. Qui avverto qualcosa di speciale, che non ho provato in un altro luogo. A Lourdes vengo soprattutto per dare un sostegno ai malati e ai volontari dell’Unitalsi, che si dedicano col sorriso a persone che hanno problemi di salute, anche gravi. Io faccio poco, non sono bravo come loro»), Fabrizio Frizzi è stato un donatore di midollo osseo e un uomo impegnato in tante iniziative di carattere sociale.
«Ho sempre avuto la gioia di vivere e di godere la vita momento per momento, l’esperienza brutta che ho dovuto affrontare non ha fatto altro che confermare quello che già sapevo. La vita va goduta, perché non sai mai quello che succede domani», aveva dichiarato dopo la malattia che lo colpì nello studio televisivo dell’Eredità. E oggi quelle parole risuonano come una profezia, un sentore affermato con il suo stile pacato, umile, con il rispetto e il garbo che lo hanno sempre contraddistinto, da vero cristiano impegnato nel mondo dello spettacolo e non oggetto del mondo dello spettacolo, come certi battezzati tendono ad essere.
Ma LA FEDE QUOTIDIANA preferisce concludere il ricordo di Fabrizio Frizzi con una sua profonda riflessione spirituale: «può capitare di avvicinarsi di più alla fede quando prendi batoste dalla vita, quando perdi il padre in giovane età e cominci a farti tante domande. Cogli segni, senti l’esigenza di sperare in un Aldilà, ti ci appigli. A volte la ragione ti porta a pensare diversamente, ma le vicende della vita ti spingono a sperare in un’altra vita».