La Chiesa cattolica delle Filippine sta cercando di creare una rete per evitare che i tossicodipendenti continuino ad essere uccisi da parte del governo dal presidente Rodrigo Duterte. Sono circa 7.000 le persone morte da quando Duterte ha dato il via libera all’uccisione di tossicodipendenti e trafficanti. Alla periferia di Manila offre rifugio il padre Gilbert Billena che, nonostante ha ammesso di avere votato Duterte (“anche io sono a favore della guerra alla droga”) non si aspettava questo tipo di guerra… Nonostante la paura di essere accusati di collaborazione con i trafficanti, un numero crescente di chiese ha aperto le loro porte ai soggetti a rischio.
“Ci sono persone che sono state prese di mira dalla polizia”, dice il portavoce di Rise Up, un multi-movimento religioso nato per resistere alla guerra alla droga. “Offriamo l’aiuto della Chiesa con la condizione che essi comincino a cambiare il corso della loro vita e a prenderla sul serio”.
Rodrigo Roa Duterte, 16º Presidente della Repubblica delle Filippine, è noto con il soprannome di “The Punisher” (“il Castigatore”) per via della sua rigida politica di ordine pubblico e della cosiddetta tolleranza zero applicata nei confronti delle organizzazioni criminali. La sua “guerra alla droga” a livello nazionale ha portato ad un notevole aumento delle uccisioni extragiudiziarie nell’arcipelago.
Duterte si è contraddistinto per il suo linguaggio crudo e talvolta volgare, nonché per il frequente utilizzo di epiteti. Spesso durante la sua amministrazione ha fatto utilizzo di toni violenti e politicamente scorretti, arrivando anche ad attaccare diverse personalità di rilievo, tra le quali Papa Francesco. Nel settembre 2016 si è definito l’Hitler delle Filippine, paragonando la campagna filippina contro la droga alla Shoah avvenuta nel XX secolo. Più tardi il presidente filippino ha posto le sue scuse, dopo che le sue affermazioni avevano scatenato le reazioni indignate e sconcertate di varie comunità ebraiche e non solo, di tutto il mondo.
Inoltre Duterte si è contraddistinto per le sue posizioni apertamente anticlericali, opponendosi apertamente alla Chiesa e promuovendo iniziative come il controllo delle nascite e la difesa dei diritti LGBT nel paese. Duterte ha rivelato nel 2015, in piena campagna elettorale, di essere stato uno dei numerosi studenti vittime di abusi sessuali da parte di un gesuita dell’Università di Davao, alla fine degli anni cinquanta.
Matteo Orlando