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La vita dopo Boko Haram. Proposte didattiche alla luce del contesto odierno (Aracne Editore, Roma, p.    132, euro 10), è il nuovo libro del frate psicologo Epiphane Stephane Nayeton, sacerdote dell’Ordine dei Ministri degli Infermi (Camilliani), che dopo gli studi di Filosofia e Teologia presso il Seminario Maggiore Saint Gall-Ouidah (del Benin) è arrivato alla laurea magistrale in Psicologia Clinica e in Scienze Tecniche e Psicologiche presso l’Università degli Studi Lumsa di Roma.

Attualmente Padre  Nayéton esercita la sua missione prevalentemente in Benin, con “incursioni” in Francia e in Italia (dove è stato come Formatore, Cappellano e Rettore). Insegna Psicologia clinica e dinamica, Metodologia di ricerca e Scienze religiose presso diverse Istituti e case di formazione.

Padre Nayeton cos’è Boko Haram, come agisce e perché prende di mira i cristiani di Nigeria e dintorni?

«Il nome Boko Haram deriva dal termine “boko” (“the book”, “libro”) e “harām” (“vietato, sacrilegio, peccato”). Specificamente, Boko Haram significa “l’educazione occidentale è proibita/vietata/è un sacrilegio”. In breve Boko Harām si riferisce a tutto ciò che riguarda l’occidente, l’educazione e la civiltà. È harām (vietato) tutto ciò che segua uno stile di vita occidentale. Prima di diventare un gruppo terroristico, Boko Haram era un piccolo gruppo di giovani che denunciavano la corruzione dei politici nigeriani. Essi hanno proposto la distribuzione del reddito del paese al fine di migliorare le condizioni di vita della popolazione in generale e della città di Maiduguri (Nigeria del Nord) in particolare. La critica alla leadership dominante, considerata corrotta, ingiusta e incapace di risolvere problemi economici e sociali, ha portato a violenze di ogni tipo. Nel frattempo, il gruppo Boko Haram si è organizzato per combattere contro l’esercito governativo e in particolare i cristiani considerati ostili ai loro desideri di egemonia. I cristiani nel nord della Nigeria sono considerati sostenitori del governo federale che truffa la popolazione musulmana del nord. Secondo Boko Haram il governo nigeriano usa la religione cristiana, straniera e occidentale, per ingannare i popoli del Nord e sfruttarli appieno. Per eliminare cristiani e altre religioni ostili al movimento, Boko Haram poco dopo la sua nascita ha scelto la via della guerra. La modalità di azione del gruppo è drammatica. Le milizie di Boko Haram arrivano inaspettatamente. Prendono di mira un villaggio, rubano, violentano, uccidono e portano via il bottino di guerra».

Nel suo libro parla dei danni provocati da questo gruppo a livello psicologico. Puo’ sintetizzarci i traumi principali per le vittime?

«Certo! Il libro mette in luce la violenza degli attacchi terroristici di Boko Haram e i disturbi traumatici manifestati dalle persone oggetto di tali attacchi. In particolare, viene evidenziato che il trauma ha conseguenze devastanti per l’essere umano, soprattutto se si verifica durante l’infanzia, cioè quando il soggetto ha una maggiore vulnerabilità psicopatologica. Sulla base di alcune storie raccolte dalle ragazze rapite da Boko Haram nella città di Chibok (Nord-est della Nigeria), i principali disturbi correlati alle esperienze traumatiche di Boko Haram sono stati presentati e analizzati nel libro. È stato dimostrato che le persone oggetto di attaccho terroristico di Boko Haram sviluppano disturbi: – d’ansia o correlati alla paura; – dell’umore; – sessuali; – alimentari; – dissociativi; – somatoformi; – correlati all’assunzione di sostanze psicotrope o stupefacenti; – della personalità, ecc. In sintesi, le persone soggette agli attacchi terroristici di Boko Haram presentano vari sintomi traumatici: disregolazione affettiva (Alessitimia), disregolazione della sensibilità al dolore/piacere (Congelamento), disregolazione dell’empatia e dell’intimità nelle relazioni con gli altri, disturbi dissociativi (depersonalizzazione/derealizzazione), rabbia/irritabilità, depressione e memorie intrusive».

Come si esce dalle violenze di Boko Haram?

«La setta terrorista di Boko Haram è una minaccia per il mondo e per questo motivo deve essere combattuta. La Nigeria non può essere lasciata sola. Se non combattiamo contro Boko Haram, lo troveremo nelle nostre città europee. Per sfuggire alla tragedia di Boko Haram, abbiamo proposto nel libro che la Nigeria e i paesi circostanti vengano aiutati a smantellare le basi del terrorismo, che si intensifichi la cooperazione tra i servizi di intelligence per un efficace controllo preventivo  delle azioni terroristiche. Il governo federale nigeriano dovrebbe adoperarsi per distribuire adeguatamente la ricchezza del paese e promuovere l’agricoltura in tutto il paese, per sradicare la povertà altamente sviluppata in alcune aree. Inoltre, il governo nigeriano dovrebbe lavorare per sviluppare vari servizi pubblici, sociali, sanitari ed educativi. La popolazione dovrebbe essere sensibilizzata alla cultura della democrazia in modo che i risultati delle elezioni siano rispettati. Infine, abbiamo sottolineato nel libro che tutte le nostre proposte avranno successo quando ci sarebbe un governo non corrotto e trasparente, garanzia per la pace, la crescita economica e sicurezza».

 

I cristiani in Nigeria, e in generale in Africa, come possono affrontare questo gruppo terroristico?

«Il cristianesimo è innanzitutto una religione di amore. Non risolviamo conflitti attraverso i conflitti. È necessario temporeggiare e soprattutto ricordare i punti principali degli insegnamenti di Gesù basati sull’amore del prossimo: “amerai il tuo prossimo come te stesso”. Dobbiamo promuovere il dialogo, trovare modi per riflettere su ciò che ha portato al conflitto, alla violenza terroristica, collaborare sui punti di disaccordo, cercando di trovare soluzioni a problemi diversi, rinnovare i legami e celebrare la riconciliazione insieme. Come dice San Paolo, “non lasciamoci vincere dal male, ma cerchiamo di vincere il male con il bene”».

 

MATTEO ORLANDO

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