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“Gesù mangiava a scrocco – Le cose migliori le ha fatte a tavola” (edizioni San Paolo) è il singolare titolo di un… gustoso libro del frate scrittore padre Alfonso Maria Longobardi, detto Tartufone, dei Minimi di San Francesco da Paola, attualmente viceparroco a Roma nella chiesa Sant’Andrea delle Fratte.  Abbiamo intervistato padre Alfonso Maria Longobardi.

Padre Alfonso, perchè quel curioso soprannome Tartufone?

“Non vi sono motivazioni particolari. Mi fu messo quando ero ragazzo e vivevo nelle palazzine popolari e da allora lo  ho sempre portato avanti senza farci caso. Non ha legami con la tavola, se vi interessa”.

Veniamo al libro. Gesù era un  ghiottone?

“No. Il mio testo nasce prima di tutto dalla mia indole, quella di sdrammatizzare, non bisogna mai prendersi troppo sul serio. Però il discorso che io elaboro alla fine cade sulla cosa più importante per un credente: il dono dell’ eucarestia, sommo e vero banchetto”.

Nei capitoli lei cita vari episodi del Vangelo che riportano ad episodi gastronomici…

“Io parto dai testi. Ricordo che a suo tempo, Gesù venne definito, lo leggiamo nel Vangelo, ” mangione e beone, amico di pubblicani e peccatori”. Una definizione nata da motivi  pessimi, ma ogni cosa ha un suo fondo di verità”.

Cioè?

” In molti episodi vediamo Gesù seduto a tavola. In uno, persino si autoinvita in una casa, quella di Zaccheo e pranza con lui. Mi piace sottolineare le nozze di Cana e la presenza molto accentuata della parola banchetto. Gesù amava la tavola e lo stare a tavola. Lo ricaviamo dall’episodio del pranzo che venne organizzato dopo la resurrezione di Lazzaro, quando venne decretata la sua condanna a morte. Del resto, il momento conviviale è da incoraggiare”.

Per quale motivo?

“Pranzo e cena fanno parte della vita quotidiana. A tavola si parla, ci si scambiano opinioni, si socializza. In questo libro, che non ha alcun intento irriverente, attraverso Gesù che partecipa ai pranzi, voglio indicare concretamente la sua vicinanza all’uomo.  Vediamo Gesù che si fa prossimo in una delle manifestazioni più abituali e lo fa con l’intento di alzarci  a lui. In parole semplici e con il sorriso, questo è un volume che porta al tema di fondo, al banchetto per eccellenza. L’eucarestia”.

Insomma, un volume gradevole, certamente  bizzarro in senso buono, frizzante, brioso. Emerge un Gesù vivo e non da immaginetta stereotipata e qualche volta  gli Apostoli sembrano degli “imbucati”  nei pranzi ai quali era invitato Gesù.

Bruno Volpe

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