Il Vangelo di Venerdì 9 giugno 2023
Dal vangelo secondo Marco 12, 35-37
In quel tempo, insegnando nel tempio, Gesù diceva: «Come mai gli scribi dicono che il Cristo è figlio di Davide? Disse infatti Davide stesso, mosso dallo Spirito Santo:
“Disse il Signore al mio Signore:
Siedi alla mia destra,
finché io ponga i tuoi nemici
sotto i tuoi piedi”.
Davide stesso lo chiama Signore: da dove risulta che è suo figlio?».
E la folla numerosa lo ascoltava volentieri.
COMMENTO DI DON RUGGERO GORLETTI
Le domande degli interlocutori di Gesù, che lo interrogano non per conoscere la verità, ma per metterlo in imbarazzo, arrivano a toccare la sua stessa persona. La domanda è questa: se il Messia, come dice la scrittura, è figlio di Davide, è suo discendente, come mai Davide lo chiama Signore?
Figlio di Davide era in effetti uno dei titoli del Messia, e faceva pensare non solo alla sua provenienza (il Messia doveva provenire dalla stirpe del re Davide) ma anche al suo programma: assumere il comando politico e militare del Paese, cacciare l’occupante romano e ricostituire l’antico e glorioso Regno di Davide.
Gesù però non fa proprio questo progetto: contestando il nome (figlio di Davide) ne contesta il progetto. Gesù non è venuto a cambiare un governo, a restaurare un Regno, a sistemare in qualche modo le cose di questo mondo. È venuto a ridarci la pienezza della vita, a liberarci dal male e della morte, a darci la fondata speranza della vita eterna.