Il Vangelo di Venerdì 30 giugno 2023
Dal vangelo secondo Matteo 8,1-4
Quando Gesù scese dal monte, molta folla lo seguì.
Ed ecco, si avvicinò un lebbroso, si prostrò davanti a lui e disse: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi».
Tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio: sii purificato!». E subito la sua lebbra fu guarita.
Poi Gesù gli disse: «Guàrdati bene dal dirlo a qualcuno; va’ invece a mostrarti al sacerdote e presenta l’offerta prescritta da Mosè come testimonianza per loro».
COMMENTO DI DON RUGGERO GORLETTI
Nel brano di vangelo che abbiamo appena ascoltato Gesù opera un miracolo. I miracoli di Gesù, lo sappiamo bene, sono fatti e sono parole. Sono fatti, perché sono cose realmente, storicamente accadute, non appartengono al regno della fantasia; sono parole, perché il loro significato non si esaurisce nell’episodio accaduto, ma indicano una realtà più grande.
In questo episodio un lebbroso si avvicina a Gesù. Il lebbroso, lo sappiamo bene, in Israele era doppiamente malato: fisicamente, perché la lebbra consuma e deturpa la carne, socialmente, perché il malato di lebbra era obbligato a vivere lontano dalla comunità, isolato da tutti gli altri uomini. Una condizione davvero penosa.
La lebbra sfigura la persona, gli fa perdere persino il suo aspetto, e lo allontana dalla comunità degli uomini: per questi motivi i Padri della Chiesa hanno visto nella lebbra una immagine del peccato: il peccato deturpa la persona, gli fa perdere la somiglianza con Dio con cui era stata creata, e rovina i rapporti con Dio, con se stesso e con gli altri.
Nell’azione di Gesù c’è, in piccolo, tutta la storia della salvezza. Gesù si avvicina al lebbroso e, sfidando il divieto della legge e il contagio del male, lo tocca. Non lo fa per negare il male e la sua forza negativa, per negare che il male sia male, ma lo fa per dimostrare che l’amore di Dio è più forte di ogni male, e che l’amore di Dio può vincere ogni male, anche il più disgustoso.
Ma Gesù non agisce di sua iniziativa: aspetta che sia il lebbroso a chiedere di essere guarito. Gesù non impone la guarigione al lebbroso. Dio non impone la salvezza all’uomo peccatore. Dio, che ci ha creato senza il nostro consenso, non ci salva senza la nostra collaborazione.
«Se vuoi puoi purificarmi». Sono queste le parole che il lebbroso rivolge a Gesù. Mostrano la consapevolezza di essere malato, il desiderio di guarire e la fiducia che Gesù lo possa fare. E Gesù lo guarisce.
Gesù vuole liberarci dal peccato, restituirci la nostra identità sfigurata dal male. Ci chiede di collaborare: di riconoscere di essere peccatori, di desiderare la purificazione, di chiederla. Allora Egli sarà libero di agire, di liberarci da tutto ciò che opprime, che limita la nostra umanità, e sarà libero di ricrearci secondo la nostra natura, di persone fatte ad immagine e somiglianza di Dio.