Domenica scorsa il presidente dei Giuristi per la Vita e Segretario Nazionale del Popolo della Famiglia Gianfranco Amato è atterrato in Cile per intraprendere, su invito dell’episcopato locale, una “missione politica” e portare l’esperienza di mobilitazione italiana a un popolo che sta affrontando proprio in queste settimane la peggiore offensiva dell’ideologia gender degli ultimi anni.
Il presidente uscente Michelle Bachelet, che sta concludendo la parabola discendente del suo mandato (il prossimo 19 novembre si svolgeranno in Cile le elezioni presidenziali) sta ricorrendo all’agenda Lgbt, tentando di far approvare in extremis l’introduzione dell’aborto, del “matrimonio” gay e, soprattutto dell’ideologia dell’indifferenziazione sessuale nelle scuole e nei programmi “educativi”. Tutto ciò si è materializzato nella proposta di legge 8924-07, dal titolo “Riconoscimento e protezione del diritto all’identità di genere”, che è stata approvata il 14 giugno scorso al Senato e ora è in discussione alla Camera.
Primo impegno della nuova impresa latinoamericana dell’avv. Amato (a novembre era stato già in Messico per aiutare a sventare l’introduzione del “matrimonio” gay) è stato con il candidato cattolico indipendente alle presidenziali José Antonio Kast. Lunedì scorso, infatti, si è tenuto un lungo incontro con lui e la moglie dell’onorevole (e avvocato) Kast Maria Pia che, fin dall’inizio di questa campagna che lo vede come il maggiore “outsider”, è diventata la sua maggiore collaboratrice nel coniare slogan, consigliarlo nella scelta delle alleanze e dei collaboratori, ispirarlo nella elaborazione e presentazione dei principi programmatici. L’avv. Amato ha avuto un incontro con José Antonio e Maria Pia Kast il 25 settembre ed i loro più stretti collaboratori pranzando con loro mettendo a punto un vero e proprio “gemellaggio politico”.
Come dichiarato dal Segretario PdF sul giornale del movimento che dirige assieme a Mario Adinolfi e Nicola Di Matteo, infatti, Kast «sarebbe un perfetto candidato del Popolo della Famiglia, e incarna pienamente la mission di questo movimento politico: essere la garanzia della tenuta di un futuro governo sui principi non negoziabili in tema di vita, famiglia, educazione e l’attuazione concreta della Weltanschauung cristiana alla luce della dottrina sociale della Chiesa» (G. Amato, Se il Cile chiama il segretario del PdF per l’accademia e per l’agorà, in “La Croce quotidiano”, 26 settembre 2017, p. 3).
José Antonio Kast Rist, nato a Santiago del Cile il 18 gennaio 1966, è padre di nove figli, noto avvocato e attualmente deputato eletto nel distretto Nº 24 della Camera dei deputati cilena “La Reina – Peñalolén”. Fervente cattolico, padre di nove figli, Kast è riuscito finora ad incarnare la voce della maggioranza silenziosa del popolo cileno che non ne può più della melassa trasversale dei falsi miti di progresso, e che vuole tornare a dire la sua su valori come vita, famiglia ed educazione. Kast ha parlato recentemente dei pericoli della “dittatura gay” affermando che l’unica vera famiglia è quella fondata sul matrimonio tra un uomo ed una donna. Quando in un’intervista, per metterlo in imbarazzo, gli hanno chiesto cosa avrebbe fatto se lui fosse stato omosessuale, ha tranquillamente risposto che avrebbe vissuto la sua condizione in piena castità senza avanzare pretese assurde. E quando gli hanno chiesto che cosa avrebbe fatto se uno dei suoi figli fosse stato gay, ha risposto che i figli non si può smettere di amarli qualunque cosa facciano o comunque siano, e quindi lui avrebbe continuato ad amarli e aiutarli, precisando però che non avrebbe mai potuto partecipare al loro “matrimonio”.
Per conoscere nel dettaglio i programmi elettorali e le dichiarazioni di Kast come candidato si può consultare il su sito internet ufficiale www.kast.cl/ oppure gli account Twitter (https://twitter.com/joseantoniokast) e Facebook (https://es-la.facebook.com/joseantoniokast/).
Gli impegni dei prossimi giorni in Cile del Segretario del Popolo della Famiglia saranno la partecipazione domani e dopodomani al IV Congresso nazionale di Bioetica che, patrocinato dalla Facoltà di Medicina dell’università Cattolica della Santissima Concezione di Concepción (Cile), è dedicato “monotematicamente” ai temi del gender e della differenza (e complementarietà) maschile e femminile con il titolo “Uomo e Donna: uno sguardo bioetico” (“Hombre, mujer: una mirada bioética”. Promosso dall’Istituto di Bioetica del medesimo ateneo cattolico, che consta di ben 7 facoltà e tre Istituti dipartimentali specializzati, il simposio vedrà alternarsi dal palco, oltre al relatore italiano, quatto bioeticisti di rispetto come Angela Arenas, Alejandro Serani, Francisco Bustamante e Rosa Peña.
Successivamente all’avv. Amato aspetta un vero e proprio “tour de force” con una serie di conferenze in sette università e l’incontro con i parlamentari cattolici cileni presso la sede del parlamento nazionale. Visto l’esito della visita ai parlamentari del Messico – subito dopo è stata bocciata la proposta di legge per l’introduzione del “matrimonio” gay – qualche altro politico e vescovo latinoamericano stanno probabilmente pensando che, dell’Italia schierata contro i falsi miti del Progresso, non si possa fare a meno.
Giuseppe Brienza