Con Gianfranco Svidercoschi, giornalista di lungo corso, vaticanista, già vicedirettore dell’Osservatore Romano e autore di libri di grande fama come “Dono e Mistero” e “Una vita con Karol”, parliamo della discussa pubblicazione dei libri dei giornalisti Nuzzi e Fittipaldi che molti imbarazzi hanno creato nei Sacri Palazzi.
Lei avrebbe pubblicato quel materiale?
“La sorprendo e rispondo di sì, lo avrei fatto senza alcuna esistazione. Il giornalista deve fare il suo lavoro senza condizionamenti e se ha notizie attendibili e verificate nella loro correttezza e rispondenza al vero, pubblica. Dunque i due cronisti hanno svolto solo il loro mestiere di cronisti, con giornalismo di inchiesta. Insomma, non si deva valutare mai a chi giova o non giova, ma solo se la notizia è reale”.
Lei approva il comportamento di Nuzzi e Fittipaldi?
“Non che faccia salti di gioia, dico che dai giornalisti non si può pretendere altro. Non ci trovo niente di strano e da gridare allo scandalo, come ho letto da qualche parte anche tra i colleghi che forse si fanno più papisti del Papa. La mia idea, al contrario, è che il Vaticano e le sue istituzioni male hanno fatto a indagare i cronisti e poi rinviarli a giudizio. Non credo che loro siano responsabili di reati, almeno secondo le norme italiane. Non risulta che abbiano pagato qualcuno o fatto pressione”.
Perchè secondo lei il Vaticano ha sbagliato nel rinviare a giudizio Nuzzi e Fittipaldi?
“Ne ha fatto involonariamente dei martiri, cosa che non sono affatto. A loro insaputa oggi sono delle vittime sacrificali e questo mi sembra esagerato. Non penso che volessero fare una campagna di moralizzazione, questo no. Ma il Vaticano ci è caduto tutto, e dunque di fatto, sta finanziando i libri e gli editori aI qual iha dato notorietà. S,e al contrario. la Santa Sede avesse tenuto bassi i toni, probabilmente quei libri sarebbero finiti nell’oblio. Poi, visto che li ho letti, i testi sono di una noia mortale. In sostanza sono solo una raccolta di documenti, come una specie di mattinale della Questura. Lo si deve al fatto che i due giornalisti non sono addetti ai lavori, non conoscono il contesto nel quale i fatti si svolgono e dunque il racconto riesce poco interessante. Lo ribadisco: il Vaticano ha dato pubblicità gratuita, lo stesso che accadde col Codice da Vinci che andava silenziato con una bella dose di indifferenza”.
Nel merito che cosa dice?
“Che al posto di indagare i giornalisti, il Vaticano doveva avviare una indagine penale sui fatti narrati. Ne sarebbe uscito meglio e avrebbe messo a tacere i giornalisti. Oggi si sarebbe parlato di altro e non dei libri. I fatti, del resto, con riscontri documetali, dimostrano un andazzo non molto bello. Certamente non è serio generalizzare e dire che tutta la Chiesa è quella, ma lo stesso Papa ha detto che anche in Vaticano ci sta corruzione. Di che cosa scandalizzarsi dunque davanti a casi umani di carrierismo, di ricerca del potere? “.
Per lei il Vaticano ha sbagliato strategia di comunicazione e di approccio?
“Esatto, doveva ignorare e la miglior forma era non indagare i giornalisti e di avviare serie indagini anche penali sui quei fatti. Non bisogna guardare al dito, bensì alla luna”.
Che cosa la sconcerta maggiormente di tutto questo?
” La frettolosa e inopportuna nomina di quella giovane signora, senza esperienza nel campo, disinvolta ogni oltre aspettativa e troppo ciarliera. La persona sbagliata al posto sbagliato, probabimente un boccone avvelenato al Papa”.
Bruno Volpe