Giovanna Parravicini è una della maggiori studiose italiane ed europee dell’ icona russa. E’ responsabile della edizione russa de La Nuova Europa e ricercatrice presso la Fondazione Russia Cristiana. Tra le sue maggiori e fortunate pubblicazioni citiamo La vita di Maria in icone, Cirillo Metodio, Storia della icona russa in cinque volumi.
Quale la differenza tra iconografia ortodossa della icone e quella cattolica?
“L’icona non è una semplice illustrazione sacra, ma un segno della presenza stessa del divino. Questa concezione è stata condivisa dalla Chiesa intera – Oriente e Occidente – nei concili ecumenici, e poi, soprattutto dal 1300 in poi, è andata smarrendosi in Occidente, più preoccupato della funzione didattica (Biblia pauperum) che non di quella teologica e liturgica, delle immagini sacre”.
Qual è l’ atteggiamento ortodosso davanti alla icona?
“L’icona è oggetto di venerazione e di culto, essendo una presenza del divino. Il suo posto è in chiesa oppure, in casa, nel cosiddetto “angolo bello” o “angolo sacro”, una specie di altarino domestico davanti al quale la famiglia si riuniva a pregare, nel quotidiano e nelle occasioni più importanti della vita”.
Quali le icone maggiormente note?
“Sicuramente la Trinità di Rublev e l’icona della Madre di Dio della Tenerezza di Vladimir. Sono entrambe a Mosca, nella Galleria Tret’jakov, l’icona della Vergine viene da Bisanzio, e fu donata (o acquistata) fin dagli inizi della nazione russa. Seguì le vicende della Russia fin dagli inizi e rappresenta il maggior tesoro sacro della nazione.”
San Nicola è presente nelle icone?
“San Nicola possiede molte icone, come mostro nella mia conversazione di oggi, che hanno nomi e tipologie diverse. Ma in ciascuna si sottolinea sempre il suo carattere misericordioso, la sua disponibilità ad aiutare e soccorrere ogni bisognoso.”
Gli ortodossi pregano davanti alla icona?
“Gli ortodossi pregano davanti all’icona, ma del resto, pensiamo a quante icone, soprattutto della Vergine con il Bambino, abbiamo anche noi nelle nostre chiese. La Puglia ne è ricchissima… E davanti a queste icone, generalmente appese in alto, sopra l’altare, ardono ceri, la gente viene a confidare i propri dolori, a implorare grazie.”
E’ un modo di spiritualità?
“Certamente, è parte integrante della spiritualità, della liturgia. Tant’è vero che esiste una teologia dell’icona, esistono preghiere che si pronunciano prima di accingersi a dipingere un’icona, infatti l’iconografo è in qualche modo una «mano al servizio di Dio», e prima di essere esposta in casa o in chiesa l’icona viene benedetta dal sacerdote.”
Bruno Volpe