Con Giovanni Minoli, autorevole giornalista, storico e scrittore, parliamo dell’ attuale momentaccio nel Vaticano, della fuga di notizie riservate e dei corvi che svolazzano su San Pietro.
Minoli è sorpreso da quanto sta accadendo oggi?
“Non lo sono affatto. La storia ci ha fatto vedere nel corso dei secoli molto peggio. Nel corso del tempo sono avvenuti intrighi simili ma anche decisamente peggiori. Insomma, questo caso così clamoroso proprio non lo trovo”.
E allora perchè se ne parla tanto?
“Perchè quando ci sta di mezzo il Vaticano ogni cosa si amplifica. Regna un certo sensazionalismo, lo scandalismo anche nel giornalismo regna sovrano e, in ultima analisi, si prendono per buone notizie prive della necessaria serietà e, direi, del giusto approfondimento storico”.
Che dire dei due libri che sembrano aver creato ulteriore confusione?
“Sono il frutto di una robusta speculazione, forse anche commerciale, ma in loro non scorgo alcun elemento volto alla vera moralizzazione, semmai al guadagno”.
Pensa che la tesi del complotto ai danni della Chiesa e del Papa sia verosimile?
” La tesi non regge affatto. Anzi, a voler guardare le cose con lucidità, direi che quei due libri fortificano il ruolo di Bergoglio e non lo danneggiano per nulla. Poi io sono contrario in genere a pensare ai complotti, mentre in Italia li adoriamo. La mia idea è che questo polverone vada ridimensionato”.
Che cosa dire della nomina della ragazza di trentatrè anni, addetta alle pubbbliche relazioni in un posto di tanta responsabilità?
” Il Papa quando fu eletto disse che i cardinali lo avevano scelto prendendolo dalla fine del mondo. Benissimo. Bergoglio incarna fedelmente l’ aspetto paolino della Chiesa, ma probabilmente bisognerebbe anche irrobustire quello petrino, cioè la visione istituzionale nella gestione del pontificato. Un lato che merita maggior cura e questa cura si ha nel calibrare le nomine con più attenzione senza lasciarsi portare dalla semplicità o dalla ricerca del consenso”.
Dai libri emerge che il marcio e la ricerca del lusso starebbero solo in alcuni cardinali, quasi tutti legati alle sensibilità dei papi precedenti…
” Probabilmente si voleva colpire una parte precisa. Il nuovo sgomita sul vecchio e vuole farsi spazio come crede. Probabilmente è il modo di rottamazione del vecchio. Nella storia della Chiesa anche questo si è già visto”.
Volontà di colpire anche l’ Opus Dei?
” Non saprei e non amo la dietrologia. L’ Opus Dei, comunque, ha tante cose positive ed ovviamente anche in essa possono esserci cose meno belle o negative, fa parte delle regole del gioco come in ogni realtà. Ogni generalizzazione è sbagliata. Anche qui non vedo complotti, nè da parte dell’ Opus Dei, nè contro”.
Bruno Volpe