IL VANGELO DEL GIORNO: sabato 23 novembre 2019
Il vangelo di oggi ci riporta la discussione tra Gesù e i sadducei che come afferma questo brano, non accettavano la fede nella risurrezione. Erano i farisei, che davano valore alla pietà popolare e alla tradizione orale, e quindi a questa fede della vita dopo la morte nell’attesa della risurrezione nell’ultimo giorno. Per i sadducei, invece, il regno messianico era già presente nella situazione terrena e seguivano la così detta “Teologia della Retribuzione”, per cui Dio retribuisce con ricchezza e benessere coloro che osservano la legge di Dio e invece castiga con sofferenza e povertà coloro che praticano il male. Ecco allora questi sadducei, proprio perchè, non credendo nella vita futura e nella risurrezione, inventano la storia di una donna che seppellì sette mariti, fratelli l’uno dell’altro, e lei stessa morì senza figli. Questo caso sottoposero a Gesù con questa domanda: “Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie”.
Questo caso era stato appunto inventato per mostrare che la fede nella resurrezione crea situazioni assurde, quindi non è vera, per mettere in ridicolo ls fede di Gesù. Ma Gesù è in grado di rispondere, innanzi tutto perché Gesù non sopporta l’ipocrisia di chi manipola e ridicolizza la fede in Dio per legittimare e difendere i suoi propri interessi. E poi perché mostra come la condizione delle persone dopo la morte, se questo è il tema al quale queste persone si appigliano, sarà totalmente diversa dalla condizione attuale. E , come dice in modo molto chiaro, “Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui”, per dire che la morte e la vita sono nella mani di Dio. Allora oggi, in base a questo Vangelo, chiediamo al Signore di non cadere, almeno noi, nell’ipocrisia di chi non rispetta la fede degli altri. Che siano cristiani, con la stessa nostra visione del mondo e di Dio, oppure che siano credenti in Dio con una visione diversa dalla nostra, o che addirittura siano non credenti, lo Spirito Santo oggi ci aiuti ad accogliere tutti, senza ridicolizzare la fede o le credenze delle persone, ma rispettandole, come qualcosa di importante, di sacro, di intimo, della persona. Rispettare ciò in cui gli altri credono è rispettare la vita, rispettare il Dio dei vivi, ci dice oggi il Vangelo. Che lo Spirito Santo ci renda testimoni di questo dono che Gesù ci ha insegnato dell’accoglienza sincera e vera delle persone, perché il Dio della vita sia onorato e pregato nella verità da tutti gli uomini e le donne della terra, e che noi, soprattutto noi credenti in Cristo, chiediamo che possiamo vivere la nostra fede con tutto l’amore che Gesù ci ha donato, un amore puro, vero, sincero per le persone e anche un amore universale. Ascoltiamo il Vangelo:
Lc 20, 27-40
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e gli posero questa domanda: “Maestro, Mosè ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli. Da ultimo anche la donna morì. Questa donna dunque, nella risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie”. Gesù rispose: “I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell’altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui”. Dissero allora alcuni scribi: “Maestro, hai parlato bene”. E non osavano più fargli alcuna domanda.