IL VANGELO DEL GIORNO: domenica 17 novembre 2019
XXXIII domenica del Tempo Ordinario
Il Vangelo di questa domenica ci mette in condizione di considerare in profondità la qualità del nostro stare al mondo e ci promette la grande virtù della perseveranza. Il testo inizia con le parole di ammirazione di alcune persone nel tempio di Gerusalemme, parole che diventano per Gesù l’occasione per parlare in modo profetico a tutto il popolo, nel tempio. Il tempio di Gerusalemme era per i Giudei il segno della presenza di Dio in mezzo a loro, era tutto ciò che avevano offerto di più prezioso a Dio per dargli gloria. Si capisce che la glorificazione di Dio passasse per la glorificazione del tempio, eppure le parole di Gesù sono in netto contrasto con le lodi del tempio, perché emerge una parola di distruzione rivolta al tempio di Gerusalemme. Una parola difficile da capire, non solo per i Giudei del tempo, ma anche per noi! Quante volte restiamo talmente tanto in ammirazione di quello che possiamo offrire al Signore, che ci viene come un sentimento di paura, un pensiero quasi naturale che tutte le cose belle che abbiamo possano finire. Proprio come questi Giudei, che, pur felici nell’ammirare il tempio, chiedono a Gesù quando avverrà questa distruzione. Ed è interessante, a questo proposito, la risposta di Gesù, che non soddisfa questa ricerca di calcolare tempi e capire i segni della sventura annunciata, ma cerca di fondare in profondità la glorificazione di quel tempio e quindi di dare valore profondo e vero non alle pietre di quella costruzione, ma a loro, alle loro vite, alle loro persone che hanno desiderato onorare Dio! Troviamo allora in questa domenica Gesù che ci insegna a non lasciarci ingannare dai nostri sucessi o anche dai nostri buoni propositi per gli altri o per Dio, ma che impariamo a non avere paura delle avversità, a fidarci di Dio e della vita che ci è stata data, indipendentemente dai nostri meriti e neppure dalle nostre possibilità. Questo vuol dire che, se pure ci fosse una distruzione totale delle cose che ci siamo guadagnate o delle cose in cui abbiamo messo tutto il nostro impegno e la nostra fatica, perfino la nostra fiducia, finché resteremo ancora in vita potremmo sempre continuare ad accogliere la sua promessa per noi. Ecco allora dicevo all’inizio del commento che oggi Gesù ci fa il dono della perseveranza, che è una virtù cristiana per eccellenza. In greco la parola che viene tradotta con perseveranza può avere anche il significato del nostro termine “pazienza”. Si tratta infatti del termine greco hypomoné, che indica più propriamente la capacità di non disperare, di non lasciarsi abbattere, durare nel tempo, di rimanere. Dicevo che per noi può avere lo stesso significato di pazienza perché, a lungo andare, questa capacità di restare, anche concretamente in certe situazioni con un certo spirito cristiano, ci rende testimoni di Cristo in quanto ci mette in condizione di sostenere chi ci sta vicino, di sup-portare gli altri, e quindi anche di sopportarli. La vita cristiana, infatti, ce lo annuncia oggi il Vangelo e ce lo insegna Gesù con la sua vita, è “perseveranza fino alla fine”, è vivere vivere nell’amore, restare nella logica del dono “fino alla fine”, quindi passando attraverso le difficoltà e le avversità, perché la persecuzione, per i credenti, ha sempre un risultato di testimonianza, è sempre un’occasione propizia per testimoniare il Vangelo. Allora oggi preghiamo insieme le parole della preghiera di Colletta che sentiremo pregare a nome nostro dal sacerdote nella messa di questa 33a Domenica del Tempo Ordinario: ” O Dio, principio e fine di tutte le cose, che raduni tutta l’umanità nel tempio vivo del tuo Figlio, fa’ che attraverso le vicende, lieti e tristi, di questo mondo, teniamo fissa la speranza del tuo regno, certi che nella nostra pazienza possederemo la vita.” Amen.
Lc 21, 5-19
In quel tempo mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: «Sono io», e: «Il tempo è vicino». Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita.