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IL VANGELO DEL GIORNO: Gv 19,25-30 venerdì 10 Aprile 2020

Venerdì Santo

Presso la croce di Gesù stavano sua madre e la sorella di sua madre, Maria moglie di Cleopa, e Maria Maddalena. Gesù dunque, vedendo sua madre e presso a lei il discepolo ch’egli amava, disse a sua madre: Donna, ecco il tuo figlio! Poi disse al discepolo: Ecco tua madre! E da quel momento, il discepolo la prese in casa sua. Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era già compiuta, affinché la Scrittura fosse adempiuta, disse: Ho sete. V’era quivi un vaso pieno d’aceto; i soldati dunque, posta in cima a un ramo d’issopo una spugna piena d’aceto, gliel’accostarono alla bocca. E quando Gesù ebbe preso l’aceto, disse: E’ compiuto! E chinato il capo, rese lo spirito.

Oggi il Vangelo ci propone di contemplare Gesù crocifisso. La liturgia non è proprio una messa, è  una liturgia molto contemplativa, che si prostra davanti al mistero della croce. Inchiodato sulla croce, Gesù dona tutto se stesso, nell’estremo del dolore umano, nel totale atto d’amore che compie la sua vita, compie ogni profezia. All’interno della celebrazione del venerdì santo troviamo una serie di intercessioni, la grande preghiera d’intercessione di tutta la Chiesa fatta davanti alla croce, queste intenzioni che vanno a toccare il mistero più forte, più totale di intercessione del popolo cristiano davanti alla croce di Gesù. Gesù  esposto agli oltraggi, alle torture, alle calunnie e alla violenza, il Figlio di Dio sulla croce compie le Scritture, compie le promesse di Dio fatte nel corso della storia della salvezza ai profeti, ma anche come ogni parte della storia, anche quella più recente, anche quella di oggi, compie tutto. E questo compimento è l’inizio della vita nuova, la vita che ci viene dalla croce. Infatti è Gesù stesso che, nel morire, lo leggiamo nel Vangelo, soffia dal suo trono regale di dolore che è la croce, lo spirito della vita nuova, spirito che, reso al Padre, ci introduce nella misericordia e nella tenerezza della madre, anche lei donata a tutti noi, attraverso il discepolo Giovanni, presente, con le donne, sotto la croce. E oggi, contemplando il crocifisso, anche noi, come Giovanni, riceviamo la madre. Accogliamo la donna, la sola donna, che ha saputo offrirsi a Dio in una maternità verginale, unica, irripetibile: “Donna, ecco tuo figlio!“. Nella madre addolorata, come nella madre gioiosa a Cana, la donna, sposa senza nozze, compie l’ora della salvezza. E come il Figlio di Dio, generato da lei e ora appeso sulla croce, anche lei è consegnata agli uomini nell’apice del dolore, perchè sia amata, accolta, ascoltata come madre di tutti i redenti, madre di tutta l’umanità. la donna, simbolo, segno della Chiesa. Contempliamo allora oggi la bellezza dell’unione nel crocifisso, unione dolorosa, bellezza nascosta del dolore, nel dolore della madre e nel dolore del Figlio crocifisso, dolore che purifica tutti i nostri peccati, perché è un dolore d’amore.  Buon venerdì santo!

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