La teologa Giuliva Di Berardino* commenta (in versione testuale e audio) il Vangelo del giorno
Versione audio
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Versione testuale
IL VANGELO DEL GIORNO: 29 settembre 2019
XXVI domenica del Tempo Ordinario
Il vangelo di oggi ci presenta la parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro. Anche questa settimana, come la scorsa, c’è un’insistenza che la liturgia ci propone sulla questione dei beni materiali in vista del nostro futuro che ci attende nell’eternità. Però, in questa parabola, il riferimento al mondo futuro, all’eternità che ci attende è molto più esplicito. Gesù ci vuole dire che ogni cosa che viviamo, le cose che ci succedono, non sono finalizzate a quì e ora. Avvengono quì e ora, ma non è questo il fine! Certo che la mia felicità oggi è anche la felicità nel futuro, però c’è un inganno in cui possiamo cadere: la felicità vera della nostra vita non è nello sfruttamento dei beni che ci guadagniamo, ma nel considerare e usare di ciò che guadagniamo con le mie fatiche nella vita in vista di una fine. E la nostra felicità vera consiste nel sapere che questa fine c’è in tutto c’è una fine che non è fine!! Tutto quello che facciamo e che viviamo, è per la novità: non finisce sulla terra. Ogni atto facciamo, ogni cose che ci dà soddisfazione e a cui ci dedichiamo, quindi, se lo facciamo e lo viviamo sapendo che, comunque sia l’esito che vedo oggi, ha sicuramente una direzione eterna, allora entriamo in una gioia profonda, che si chiama speranza. Ecco dunque ciò che in questa domenica oggi festeggiamo insieme ai nostri fratelli di fede sparsi nel mondo e agli arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele che ci proteggono dal cielo e ci guidano con le loro misteriose presenze di amore e di pace. Pensiamo al futuro di gioia che ci attende, ma pensiamo anche, oggi, al nostro presente, a questo giorno, perché in questo giorno benedetto, possiamo davvero entrare nella sapienza piena di speranza che ci promette il Vangelo, quella che ci conduce nella vera via della felicità, che non avrà mai fine. Buona domenica a tutti voi!
Lc 16, 19-31
« C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”. E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti” »
Giuliva Di Berardino è insegnante di Religione Cattolica nella scuola pubblica. Laureata in Lettere Classiche a Roma, ha poi conseguito il Baccellierato in teologia presso la Pontificia Università Antonianum di Roma e la Licenza in teologia liturgica presso l’Istituto di Liturgia Pastorale di Padova. Attualmente è dottoranda nello stesso Istituto. Consacrata nell’Ordo Virginum della diocesi di Verona, mette a servizio della Chiesa la sua esperienza nella danza biblica e nella preghiera giudaico-cristiana guidando laboratori di danza e preghiera, dedicandosi all’evangelizzazione di strada e all’accompagnamento dei giovani. In seguito ai diversi interventi sulla teologia del corpo e della danza e ai numerosi laboratori svolti in Italia e in Europa, di recente ha pubblicato il libro “Danzare la Misericordia”, ed. dell’Immacolata, in cui descrive una vera e propria spiritualità della danza di lode, a partire dalla Bibbia. E’ anche pedagogista del movimento e guida di esercizi spirituali per giovani, religiosi e laici.
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Per contattarla scrivere a: giuliva.diberardino@gmail.com