La teologa Giuliva Di Berardino* commenta (in versione testuale e audio) il Vangelo del giorno.
Ecco l’audio
Ecco il testo
IL VANGELO DEL GIORNO: domenica 7 Aprile 2019
Quinta domenica di Quaresima
Nel vangelo di questa quinta domenica di Quaresima, la liturgia ci propone l’incontro di Gesù con una donna adultera, condannata alla lapidazione e che, per intervento di Gesù venne salvata dalla morte. Nel testo leggiamo che i dottori della legge interrogano Gesù affermando che Mosè ha prescritto la morte per donne come questa. L’evangelista Giovanni ci fa notare che si tratta di una trappola che questi uomini religiosi erano arrivati a strutturare apposta per condannare Gesù, perciò, in qualsiasi modo egli avesse risposto, sarebbe stata comunque una prova della condanna già data a Gesù. Portare davanti a lui una donna peccatrice, quindi, sarebbe stato il modo più efficace per incastrarlo! L’evangelista Giovanni, allora, ci fa capire che in verità non è Mosè, e neppure la Legge, che condanna a morte la donna, ma sono gli uomini che tramano il male per colpire alle spalle un innocente a condannare a morte gli altri esseri umani, e perciò mettono a morte Gesù! E in questo brano del Vangelo la dinamica mortifera di chi trama il male è ben descritta: gli accusatori innanzi tutto non prendono su di sé la responsabilità della calunnia, ma strumentalizzano sia la legge di Mosè, giustificando le loro macchinazioni perverse in nome di una pratica religiosa, ma, cosa ancora più orribile, strumentalizzano le persone, trattandole come fossero cose! Lo leggiamo nel Vangelo di oggi: “gli condussero una donna colta in flagrante adulterio e la posero in mezzo”. Una frase terribile, che sicuramente ha fatto rabbrividire Gesù, non tanto perché sapeva di trovarsi di fronte ad una trappola pensata apposta contro di lui, ma perché quegli uomini, proprio quegli uomini religiosi, arrivavano a considerare quella donna come una cosa: la prendono, la portano, la mettono di qua o di là, dove va bene a loro. Gesù non ha parole: agisce. Si china, riflette, pone una distanza e non esprime nessun giudizio: non ha condannato, ma neppure ha assolto! Eppure è talmente evidente che, come questa donna ha tradito il marito, anche il popolo di Israele ha tradito lo spirito autentico della Legge, perché togliere la dignità umana a qualsiasi persona non è ammissibile in nessuna pratica religiosa! Ed era evidente, secondo ciò che ci racconta l’evangelista Giovanni, che quegli scribi e dottori della Legge non agivano secondo la legge di Mosè, che erano funzionari del sacro, corrotti dal potere politico e schiavi di un sistema economico. E’ evidente che erano entrati in un sistema di morte, a cui anche noi potremmo essere soggetti quando ci lasciamo governare da altro che non sia lo Spirito Santo, Spirito che dà la vita, che è la vita non solo della Legge, ma anche della persona umana, che si forma nel corpo delle donne, delle madri. Ecco, allora ricordiamoci che con questi funzionari che degradano l’essere umano, che degradano la donna conformandola al suo peccato e non elevandola alla sua dignità di madre, Gesù non discute. Perché? Perché non si discute con il giudizio nel cuore, perché ogni discussione non può aprirsi alla vita e alla speranza se già abbiamo condannato l’altro e desideriamo la sua morte. E’ così: se ci accusiamo gli uni gli altri, chi sopravvive? Ecco, il Vangelo oggi, in questa quinta domenica di Quaresima ci ricorda che se stiamo con Gesù, facciamo come Lui ha fatto: non condanniamo a morte, perché non siamo nessuno per farlo noi, ma diamo speranza, allontanando l’accusa, proprio come ha fatto Gesù con questi uomini, ma anche mettendo le persone davanti alla loro coscienza, aprendo una prospettiva futura. “Va’ e d’ora in poi non peccare più”. Sono le parole della fiducia, parole che bastano a ridare una vita nuova, perché nessuno può cambiare il passato ma tutti possiamo cambiare il futuro. Facciamo come Gesù, che non domanda nulla a questa donna, non le chiede da dove viene, che cosa ha fatto, cosa farà. Le fa solo prendere coscienza che è una donna libera dalle accuse, amata totalmente, capace di amare pienamente, di dare la vita e la speranza a tutti. Ecco allora che in questa quinta domenica di Quaresima la liturgia ci mostra che Gesù Cristo ci libera dalle nostre prigioni, smonta i nostri patiboli, dissolve le condanne che ci facciamo gli uni gli altri. Per questo la Chiesa oggi si riunisce, tutti noi cristiani ci riuniamo! Celebriamo allora, da oggi, l’inizio di una nuova partenza, di una nuova settimana che ci porterà, domenica prossima, a meditare la Passione del Signore. Ascoltiamo il Vangelo e, se possiamo, meditiamolo nel silenzio in questa giornata:
Gv 8,1-11
In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma all’alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: “Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?” Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. E siccome insistevano nell’interrogarlo, alzò il capo e disse loro: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”. E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: “Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?”. Ed essa rispose: “Nessuno, Signore”. E Gesù le disse: “Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”.
* Giuliva Di Berardino è insegnante di Religione Cattolica nella scuola pubblica. Laureata in Lettere Classiche a Roma, ha poi conseguito il Baccellierato in teologia presso la Pontificia Università Antonianum di Roma e la Licenza in teologia liturgica presso l’Istituto di Liturgia Pastorale di Padova. Attualmente è dottoranda nello stesso Istituto. Consacrata nell’Ordo Virginum della diocesi di Verona, mette a servizio della Chiesa la sua esperienza nella danza biblica e nella preghiera giudaico-cristiana guidando laboratori di danza e preghiera, dedicandosi all’evangelizzazione di strada e all’accompagnamento dei giovani. In seguito ai diversi interventi sulla teologia del corpo e della danza e ai numerosi laboratori svolti in Italia e in Europa, di recente ha pubblicato il libro “Danzare la Misericordia”, ed. dell’Immacolata, in cui descrive una vera e propria spiritualità della danza di lode, a partire dalla Bibbia. E’ anche pedagogista del movimento e guida di esercizi spirituali per giovani, religiosi e laici. E’ autrice di un blog dal titolo “Teologia e danza, Liturgia e vita” in cui condivide ogni giorno la meditazione del Vangelo nella rubrica “La Parola danza la vita”.
Per contattare la teologa Di Berardino scrivere a: giuliva.diberardino@gmail.com