COMMENTO AL VANGELO: Gv 6, 44-51 giovedì 30 Aprile 2020
In quel tempo, disse Gesù alla folla: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Stiamo ancora seguendo il discorso sul pane di vita, che riporta il dialogo tra Gesù e la gente dopo la moltiplicazione dei pani, miracolo che, in questo Vangelo, avviene in un tempo vicino alla Pasqua e che alla Pasqua sembra essere strettamente legata, dato che Giovanni nel capitolo 6 esegue un vero e proprio parallelo del capitolo 16 dell’Esodo che parla della Manna. Oggi poniamo l’attenzione particolarmente sulle parole di Gesù che, in questo testo, ci mostrano il processo che ci porta a fare della nostra vita un’eucarestia, a esempio di Gesù, pane di vita. Fermiamoci sulle parole di Gesù: “Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre”. Il verbo tradotto come “attirare” è elkuw in greco, e significa più propriamente “trascinare“, un’azione che esprime un aspetto relazionale in cui uno tira e l’altro si lascia tirare. Noi, quindi, in questa azione di attrazione di Dio abbiamo un ruolo passivo e, se pure rispondiamo con la nostra libertà, di per sè l’origine di questo processo è solo Dio. Questo verbo viene usato più volte in Giovanni (in 21:6 in riferimento ad una rete pesante, piena di pesci, che veniva trascinata a riva. In 18:10 viene usato quando Paolo estrae la sua spada), e negli Atti in 16:19 quando Paolo e Sila che vengono trascinati lungo il mercato, davanti ai governanti. Questo termine quindi ci chiarisce che il Padre ci trascina alla salvezza perciò non possiamo stupirci se qualcuno di noi si sente dentro anche senza la propria volontà: ognuno è libero di tornare indietro. Però non possiamo neppure disperare se qualcuno che conosciamo non ha ancora sentito, come noi, di essere trascinati da Dio a credere in Gesù, perchè oggi il Vangelo ci mostra che tutti, prima o poi, verranno perché tutti siamo stati trascinati. Nessuno di noi sarebbe andato da Gesù spontaneamente, lo dice Gesù. L’uomo, per natura, non ha l’abilità di venire a Dio, tanto meno il desiderio di venire a Lui, perché tutti siamo stati salvati solo per l’azione misericordiosa di Dio. Allora ecco che, attirati dal Padre, come dice San Paolo in Efesini 1:18, Dio stesso illumina gli occhi della nostra mente ci fa comprendere a quale speranza ci ha chiamati, inclinando la nostra volontà, finché cominciamo ad avere nuovi desideri, perché il nostro cuore desidera conoscerLo sempre di più, obbedirGli e così si entra nella vita nuova che ci appartiene grazie al Battesimo. Infatti Gesù dice: “tutti saranno ammaestrati da Dio“, una frase che risulta essere un adattamento della Scrittura Giovanni scrive che è una frase dei Profeti, ma in realtà si ispira ai profeti. Se ci soffermiamo un attimo anche sul verbo didaskw quì utilizzato notiamo che è usato alla forma passiva, proprio a confermare che chi è attirato dal Padre è anche da Lui istruito, e perciò da Lui impara, sempre in forma passiva. Impara da Dio stesso! Per questo chi crede in Gesù ha la vita eterna. E, notiamo, ha la vita eterna, non avrà. Chi è stato attirato dal Padre si fida di Gesù oggi, adesso, quì e ora, hic et nunc, perciò ha la vita eterna. Questo è l’atto di fede, perché la fede è dono quotidiano, si forma in noi, e ci forma dentro, ogni giorno, come il pane. Allora Gesù si dona come quel pane che fa vivere eternamente. In tutto questo noi siamo passivi, possiamo solo accogliere. Ma se proprio desideriamo fare qualcosa allora il Vangelo ci mostra un’azione che possiamo compiere: mangiare, cioè gustare, assimilare, la persona di Gesù, perché il pane della vita è la persona di Gesù, che il testo del Vangelo rende molto concreto, dato che il termine persona è sconosciuto alla cultura ebraica ed è passato nel greco al linguaggio filosofico. Ecco, il Vangelo, per toglierci ogni dubbio filosofico, indica la carne di Gesù sarx che indica proprio la realtà fisica, umana, fragile, mortale dell’essere umano. Gesù non si dona a parole, non ci salva per scherzo, come rivelò alla mistica Angela da Foligno. Gesù si dona e ci salva nella carne. Lui conosce la nostra natura e si fa assimilare da noi nella carne. Allora chiediamo oggi al Signore, alla Santissima Trinità, che si mettano in moto! Che il Padre ci attiri ancora oggi, che ci faccia conoscere e amare Gesù nella carne perché anche noi, nella carne, sull’esempio di Gesù possiamo donarci come pane per gli altri, diventando eucaristia per chi ci sta vicino. Buona giornata!