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IL VANGELO DEL GIORNO: giovedì 30 gennaio 2020

Mc 4, 21-25

In quel tempo, Gesù diceva alla folla: “Si porta forse la lampada per metterla sotto il moggio o sotto il letto? O non piuttosto per metterla sul lucerniere? Non c’è nulla infatti di nascosto che non debba essere manifestato e nulla di segreto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per intendere, intenda!”. Diceva loro: “Fate attenzione a quello che udite: Con la stessa misura con la quale misurate, sarete misurati anche voi; anzi vi sarà dato di più. Poiché a chi ha, sarà dato e a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha”.

Il Vangelo di oggi evidenzia che ciò che per noi è da nascondere o da tenere in segreto, in realtà dovrebbe essere tirato fuori, portato in alto, come una lampada! Ma Perché? Perché quando conosciamo qualcosa di noi che per paura nascondiamo, proprio allora siamo chiamati a donarla. C’è una chiamata del Signore sulla nostra vergogna, sulla nostra tendenza a restare nel buio. Anche il Salmo 34, al versetto 6, ci fa pregare così: “chi si volgerà verso il Signore sarà illuminato e sul suo volto non ci sarà vergogna“. Ecco, allora oggi impariamo, ancora di più, dal Vangelo, questo appello a ricevere la Misericordia di Dio, ad accoglierla nella nostra esistenza, questa luce che illumina il volto. Solo se abbiamo conosciuto la Misericordia di Dio, solo se conosciamo davvero Dio come Padre che ci ama, possiamo credere che la Luce di Dio ,che illumina il nostro volto, toglie da noi ogni vergogna perché crediamo che Lui non ci giudica e che la Sua Bontà non solo accoglierà, ma trasformerà il nostro limite in una risorsa per gli altri. Dio scommette su di noi, su quel poco che siamo! E del nostro poco, del nostro limite ne fa una risorsa! Ciò che noi vorremmo nascondere, Lui lo rende visibile, attraverso la Sua luce, però. Perché? perché potremmo dire che ci sceglie, ci chiama proprio grazie a quello che a noi fa paura, proprio quello è il dono che Lui ci dà, questo ci fa paura: il motivo per cui siamo venuti al mondo e per cui Lui ci ha chiamati all’esistenza. Per questo non possiamo avere paura, non dobbiamo vergognarci di nulla, perchè sappiamo che, se  riusciamo a vedere in noi qualcosa che vorremmo nascondere, è già una grande grazia! Vuol dire che il Signore ci dona la Sua luce  per essere luce, perché tutto può essere rigenerato, ricreato nella Sua Luce! Ecco allora perché questo brano del Vangelo termina con la frase che sembra un pò enigmatica, e dice così: “a chi ha, sarà dato e a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha”.  Chi ha cosa? Chi ha conosciuto l’amore di Dio e che non ha paura di donare perché non ha nulla da nascondere, perciò “sarà dato” perché non resterà mai solo. Ma chi si nasconde, chi ha paura di donare qualcosa di sé, non si fida dell’amore misericordioso di Dio e perciò crede di amare Dio, ma in  realtà si fa vincere dalla paura e non ama nè Dio, nè gli altri! Resterà solo, perché quel poco che ha, quello che nasconde, non potrà essere donato, non potrà essere visitato dalla gioia di un grazie da parte di qualcuno e perciò non gli tornerà utile. Allora oggi prendiamo l’occasione per chiedere al Signore la fiducia nel suo Amore Misericordioso che ci trasforma in dono per gli altri. Sant’ Agostino ci insegna che  alla luce di Dio, vedere i nostri limiti ci rattrista, però già il fatto, lui dice, di aver ricevuto la luce da Dio di vedere le miserie che abbiamo ci dà la gioia di potergliele offrire! Allora oggi accendiamo il candelabro della fede nel nostro cuore, e mettiamolo in alto! Riceviamo la gioia di vedere quello che siamo, senza nasconderci, senza mentire a noi stessi perché più accogliamo il dono della luce, più noi diventiamo luce e più noi diventiamo luce, più il mondo in noi e intorno a noi si riempirà di colori, riprenderà vita e saremo nella gioia, come il Signore desidera. Preghiamo allora all’inizio di questa giornata proprio con le parole di Sant’Agostino: “O verità, lume del mio cuore, non vorrei che fossero le mie tenebre a parlarmi! Riversatomi fra gli esseri di questo mondo, la mia vista si è oscurata. Ma anche di quaggiù, di quaggiù ancora ti ho amato intensamente, ho udito alle mie spalle la tua voce che mi gridava di tornare, con stento l’ho udita per le gazzarre di uomini insoddisfatti. E ora torno riarso e anelante alla tua fonte. Nessuno me ne tenga lontano, ch’io ne beva e ne viva. Non sia io per me la mia vita: di me vissi male, fui morte per me, e in te rivivo: parlami, insegnami, Signore” (C12,10.10). Amen.

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