Presso l’Aula Paolo VI in Vaticano, il Santo Padre Francesco ha recentemente ricevuto in udienza circa 7 mila persone (1.500 dei quali figli delle varie coppie presenti) aderenti al Cammino Neocatecumenale in occasione delle 56 nuove missio ad gentes (14 in Asia, 30 in Europa, 6 in Africa, 4 in Oceania e 2 in America), composte da circa 250 famiglie provenienti dai cinque continenti, che vengono inviate all’evangelizzazione nelle zone d’Europa e del mondo secolarizzate, da Sydney ad Addis Abeba, dal Perù al Vietnam, dalla Spagna al Sudafrica, dalla Gran Bretagna alla Cambogia.
Parlando alle numerose famiglie presenti Papa Francesco, dopo aver fatto accomodare accanto a lui per tutta l’udienza quattro bambini del Cammino, elegantemente vestiti con giacca e cravattino, ha esordito dicendo: «avete accolto la chiamata ad evangelizzare: benedico il Signore per questo, per il dono del Cammino e per il dono di ciascuno di voi. Vorrei sottolineare tre parole che il Vangelo vi ha appena consegnato, come un mandato per la missione: unità , gloria e mondo». Relativamente all’unità il Papa chiede «che ci sia comunione nella Chiesa. La comunione è essenziale. Il nemico di Dio e dell’uomo, il diavolo, non può nulla contro il Vangelo, contro l’umile forza della preghiera e dei Sacramenti, ma può fare molto male alla Chiesa tentando la nostra umanità. Provoca la presunzione, il giudizio sugli altri, le chiusure, le divisioni. Lui stesso è “il divisore” e comincia spesso col farci credere che siamo buoni, magari migliori degli altri: così ha il terreno pronto per seminare zizzania. È la tentazione di tutte le comunità e si può insinuare anche nei carismi più belli della Chiesa. Voi avete ricevuto un grande carisma, per il rinnovamento battesimale della vita; infatti si entra nella Chiesa attraverso il Battesimo. Ogni carisma è una grazia di Dio per accrescere la comunione. Ma il carisma può deteriorarsi quando ci si chiude o ci si vanta, quando ci si vuole distinguere dagli altri. Perciò bisogna custodirlo. Custodite il vostro carisma! Come? Seguendo la via maestra: l’unità umile e obbediente. Se c’è questa, lo Spirito Santo continua a operare, come ha fatto in Maria, aperta, umile e obbediente. È sempre necessario vigilare sul carisma, purificando gli eventuali eccessi umani mediante la ricerca dell’unità con tutti e l’obbedienza alla Chiesa. Così si respira nella Chiesa e con la Chiesa». Sul battesimo ha detto che dopo averlo ricevuto «non viviamo più come individui isolati, ma siamo diventati uomini e donne di comunione, chiamati ad essere operatori di comunione nel mondo. Perché Gesù non solo ha fondato la Chiesa per noi, ma ha fondato noi come Chiesa. La Chiesa non è uno strumento per noi: noi siamo Chiesa. Da lei siamo rinati, da lei veniamo nutriti con il Pane di vita, da lei riceviamo parole di vita, siamo perdonati e accompagnati a casa. Questa è la fecondità della Chiesa, che è Madre: non è una organizzazione che cerca adepti, o un gruppo che va avanti seguendo la logica delle sue idee, ma è una Madre che trasmette la vita ricevuta da Gesù. Questa fecondità si esprime attraverso il ministero e la guida dei Pastori. Anche l’istituzione è infatti un carisma, perché affonda le radici nella stessa sorgente, che è lo Spirito Santo. Lui è l’acqua viva, ma l’acqua può continuare a dare vita solo se la pianta viene ben curata e potata. Dissetatevi alla fonte dell’amore, lo Spirito, e prendetevi cura, con delicatezza e rispetto, dell’intero organismo ecclesiale, specialmente delle parti più fragili, perché cresca tutto insieme, armonioso e fecondo». Relativamente alla parola gloria il Santo Padre ha ricordato che «la gloria mondana si manifesta quando si è importanti, ammirati, quando si hanno beni e successo. Invece la gloria di Dio si rivela sulla croce: è l’amore, che lì risplende e si diffonde. È una gloria paradossale: senza fragore, senza guadagno e senza applausi. Ma solo questa gloria rende il Vangelo fecondo. Così anche la Madre Chiesa è feconda quando imita l’amore misericordioso di Dio, che si propone e mai si impone. Esso è umile, agisce come la pioggia nella terra, come l’aria che si respira, come un piccolo seme che porta frutto nel silenzio. Chi annuncia l’amore non può che farlo con lo stesso stile di amore». Infine sulla terza parola (“mondo”) dice: «voi andrete incontro a tante città, a tanti Paesi. Dio non è attirato dalla mondanità, anzi, la detesta; ma ama il mondo che ha creato, e ama i suoi figli nel mondo così come sono, là dove vivono, anche se sono “lontani”. Non sarà facile per voi la vita in Paesi lontani, in altre culture, non vi sarà facile. Ma è la vostra missione. E questo lo fate per amore, per amore alla Madre Chiesa, all’unità di questa madre feconda; lo fate perché la Chiesa sia madre e feconda. Mostrate ai figli lo sguardo tenero del Padre e considerate un dono le realtà che incontrerete; familiarizzate con le culture, le lingue e gli usi locali, rispettandoli e riconoscendo i semi di grazia che lo Spirito ha già sparso. Senza cedere alla tentazione di trapiantare modelli acquisiti, seminate il primo annuncio». Il Papa ricorda che è «la buona notizia che deve sempre tornare, altrimenti la fede rischia di diventare una dottrina fredda e senza vita. Evangelizzare come famiglie, poi, vivendo l’unità e la semplicità, è già un annuncio di vita, una bella testimonianza, di cui vi ringrazio tanto. E vi ringrazio, a nome mio, ma anche a nome di tutta la Chiesa per questo gesto di andare, andare verso l’ignoto e anche soffrire. Perché ci sarà sofferenza, ma ci sarà anche la gioia della gloria di Dio, la gloria che è sulla Croce. Vi accompagno e vi incoraggio, e vi chiedo, per favore, di non dimenticarvi di pregare per me. Io rimango qui, ma col cuore vengo con voi».
Intervistato a margine dell’iniziativa, l’iniziatore del movimento, Kiko Argüello, ha ricordato che il Papa vuol bene al Cammino e aggiunge: «mi ha poi detto anche delle cose bellissime in privato, aggiungendo che nei prossimi giorni vuole parlare con me. Sono contento… E lo sono anche per le famiglie, davvero uno spettacolo. Ci consolano queste famiglie, sono piene di generosità, vanno piene di allegria… È una cosa impressionante, veramente!». Poi Kiko dice di vivere «aspettando di essere sgozzato» e spiega la sua affemrazione: «In tantissime parti dove mandiamo le missioni vengono dei musulmani che dicono di sentirsi davvero toccati. Nei paesi del Golfo abbiamo già tante comunità, e spesso dobbiamo agire di nascosto per la loro sicurezza. Io, guardando a tutto questo, ho detto in convivenza una specie di ‘profezia’ su di me: ‘Quando battezzeremo 100 musulmani, mi uccideranno’. D’altronde siamo destinati a quello, i cristiani sono per il martirio. E io sarei contentissimo perché essendo un tale peccatore, un indegno, un poveraccio, se muoio martire si risolve tutto!».
Dopo avere ringraziato i vescovi «che chiedono le missio ad gentes», Kiko ricorda che il Sud della Francia secolarizzata «è pieno di famiglie in missione e abbiamo anche cinque seminari. Sono una benedizione perché la situazione della Chiesa in Francia, come pure in tanti paesi dell’Europa, è una catastrofe: chiese chiuse, calo di vocazioni, società secolarizzate». E conclude Kiko: «Dobbiamo evangelizzare l’Europa, perché ne ha bisogno. Ci sono dinamiche politiche che mirano a distruggere l’istituzione familiare. Per non parlare di tante nazioni del nord dove la religione è bandita dalle scuole, dove si chiudono e si vendono gli edifici ecclesiastici. La gente sperimenta una profonda solitudine, un fallimento, per questo rimangono profondamente colpite quando le invitiamo alle catechesi e trovano un ambiente di comunione, conoscono una famiglia unita con figli, e non vogliono andare più via! Gli piace quell’ambiente. La famiglia cristiana, piena di amore, è una bomba evangelizzatrice in tutta Europa!».
Maria Rocca