“Un marziano a Roma” (Feltrinelli, 2016) è il titolo dell’accattivante e bella fatica libraria del professor Ignazio Marino, ex Sindaco di Roma e luminare della chirurgia. Di Marino è possibile condividere o meno l’estrazione politica, però è difficile contestarne signorilità e garbo. In quanto al testo, scritto in ottimo italiano, è un diario di bordo da leggere tutto di un fiato. Con Marino parliamo delle motivazioni che lo hanno spinto a scrivere questo libro, ma anchedi Papa Francesco, di Papa Ratzinger.
Marino, perchè questo libro?
“L’ho iniziato a scrivere quasi a metà mandato, più o meno estate del 2015. Non è una novità. Ho l’abitudine di raccogliere per iscritto le mie riflessioni, le impressioni, gli appunti di lavoro. L’ho sempre fatto, da medico, quando seguivo una lezione universitaria, alla fine di un intervento chirurgico”.
Lei fa una esposizione minuziosa del suo mandato, quasi da cronista, qual è filo rosso ?
“Per semplificare, come potete vedere dal testo, il filo conduttore della mia attività di sindaco è stata quello di non voler aumentare, anzi di voler ridurre,il debito pubblico creato a Roma nei decenni precedenti alla mia elezione. Parliamo di oltre 22 miliardi che pesano sulle tasche di tutti gli Italiani con circa mezzo miliardo di tasse in più sino al 2040. Presi questa decisione che ritenevo e ritengo giusta e opportuna”.
Uno dei cavali di battaglia dei suoi avversari, è stato lo sfogo di Papa Francesco in aereo di ritorno dagli States quando ha detto di non averla mai invitata a Filadelfia. Come stanno le cose e per caso ha la sensazione di essere cascato in un trappolone?
“Ho, infatti,avuto questa sensazione, quella di un tranello costruito ad arte. Con Papa Francesco ho avuto l’opportunità di un lungo dialogo e di un profondo chiarimento. Mi domando e vi chiedo: che senso ha fare domande in aereo sul Sindaco di Roma, quando era pertinente discutere dell’evento appena concluso? In quanto all’episodio specifico,ripeto che ho ricevuto la lettera ufficiale di invito a Filadelfia dall’arcivescovo locale, dunque dalla diocesi, e dal sindaco della città. Del resto, una delegazione di Filadelfia, guidata proprio dall’arcivescovo e dal Sindaco, era già venuta da me a Roma, in Campidoglio, per avere suggerimenti su come organizzare i grandi eventi che coinvolgono la figura del Papa,prendendo quale termine di paragone la duplice canonizzazione avvenuta a Roma, il 27 aprile 2014, di San Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII, un successo organizzativo”.
Che idea ha di Papa Francesco?
“Un ottimo Papa che cerca di cambiare la Chiesa e di portarla avanti: un fedele interprete dello spirito del Concilio Vaticano II. Lo stimo e lo ho sempre stimato: i rapporti sono sempre stati buoni e di vicendevole collaborazione”.
Eppure qualcuno sostiene che lei non sarebbe stato gradito al Vaticano per le sue posizioni contrastanti con i principi non negoziabili della dottrina morale cattolica…
“Probabilmente, dentro la Chiesa ci sta e ci stava qualche esponente che non mi gradiva e avrebbe voluto verso di me i rigori della Inquisizione, ma non mi riferisco al Papa. Da Sindaco ho cercato di tenere distinti i piani della fede e della religione dai compiti istituzionali, ispirandomi alla laicità dello Stato”.
Che cosa pensa di Papa Ratzinger?
“Forse tra i Papi più grandi. Su alcuni punti ha idee probabilmente diverse da Francesco al quale mi sento maggiormente affine. Però ha avuto il grande merito e il coraggio della pulizia scoperchiando pentoloni maleodoranti. Quando ha compreso che il compito per le sue forze era troppo arduo, ha scelto la via della rinuncia, una svolta radicale”.
Libro alla mano, si è sentito tradito dal Pd?
“Dopo l’aggressione politica e giudiziaria di alcune parti politiche, avrei pensato e sperato in una difesa da parte del Pd. Al contrario, mi ha accoltellato, con ventisei pugnalate”.
Bruno Volpe