A Roma, il prossimo 5 ottobre, a partire dalle ore 14.30, in largo Giovanni XIII (a pochi passi da via della Conciliazione), si svolgerà una preghiera pubblica per la Chiesa Cattolica.
Un gruppo di centinaia di cattolici, laici e consacrati, vogliono pregare – insieme a chi vorrà unirsi – il più possibile vicino alla tomba di San Pietro, dove i papi, con poche eccezioni, hanno sempre voluto risiedere, chiedendo a Dio ben dieci grazie:
1) che cessino gli scandali sessuali ed economici che deturpano il volto della Chiesa e che gli ecclesiastici coinvolti in detti scandali non siano promossi a posizioni di comando ma al contrario rimossi ed invitati al pentimento;
2) che non venga adulterato il depositum fidei, di cui nessuno, nella Chiesa di Cristo, neppure il pontefice, è padrone;
3) che le famiglie religiose, i vescovi, i sacerdoti, i professori fedeli a Cristo e alla Chiesa non vengano più commissariati, perseguitati, destituiti senza accuse concrete e verificate, per il solo motivo del loro attaccamento alla “fede di sempre”;
4) che la gerarchia ecclesiastica sia coraggiosa nel predicare il Vangelo e che additi come esempio ai fedeli i suoi santi, non coloro che l’hanno divisa e lacerata (come il monaco Martin Lutero, nel passato), o chi combatte la Vita ogni giorno, sostenendo aborto, droga libera, eutanasia… (come vari politici di diversi partiti, nel presente);
5) che la priorità di chi guida la Chiesa sia annunciare la fede in Gesù Cristo Salvatore, lasciando a “Cesare ciò che è di Cesare”, ed evitando di improvvisarsi sociologi, politologi, climatologi… tuttologi;
6) che gli uomini di Chiesa non cessino di proclamare i “principi non negoziabili”, in particolare la difesa della vita e della famiglia, e non vengano a patti con la cultura di morte e l’ideologia gender;
7) che non si confondano più l’amore per il Creato con l’ecologismo pagano e panteista, né la “misericordia” di Dio con il relativismo morale e l’indifferentismo religioso;
8) che si ascolti il grido che viene dalla Chiesa africana (“L’Occidente non illuda i nostri giovani con falsi miti e false promesse!”) e dalle Chiese dell’Europa dell’Est, le quali ripetono, con Giovanni Paolo II, che “anche la patria è per ciascuno, in un modo molto vero, una madre” e che la “difesa della propria identità” non ha nulla a che vedere con il nazionalismo o altre aberrazioni;
9) che i cattolici cinesi, come più volte denunciato dal cardinale Zen Ze-kiun, non siano sacrificati al regime dittatoriale comunista in nome di accordi impossibili ed iniqui;
10) che i cristiani perseguitati nel mondo, che affrontano torture e morte in nome di Cristo, non debbano più sentir dire, da Roma, che Allah e Gesù Cristo sono il “medesimo Dio”.
“È venuto il tempo di una preghiera pubblica, fatta con spirito soprannaturale, perchè la Chiesa è di Dio e non degli uomini. Una preghiera, però, che sia mossa da una consapevolezza: la Chiesa vive una crisi inaudita, è avvolta da una confusione che, come disse il cardinal Carlo Caffarra, ‘solo un cieco potrebbe negare’”: questa idea è rimbalzata di bocca in bocca, più o meno simile, per mesi e mesi, ed ora si è concretizzata!”, hanno fatto sapere gli organizzatori.
“Era il venerdì santo del 2005 e l’allora cardinal Joseph Ratzinger, che di lì a pochissimo sarebbe divenuto papa, pronunciava parole inequivocabili: ‘Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui!…’. Divenuto papa, Benedetto XVI si recò a Fatima e l’11 maggio 2010, ai giornalisti che chiedevano lumi riguardo al messaggio della Vergine, disse: ‘Le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa… oggi lo vediamo in modo realmente terrificante: che la più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa…’. Da cardinale e da papa, insomma, Benedetto ha voluto ricordare che vi sono uomini nella Chiesa che non sono ‘della Chiesa’, che non vi appartengono realmente, e che anzi lavorano più di chiunque altro per la sua distruzione; ‘i cattivi e gli ipocriti che si trovano nella Chiesa’, aggiungeva sant’Agostino nel De Civitate Dei, diverranno un giorno la maggioranza, secondo la profezia di san Paolo nella seconda lettera ai Tessalonicesi”.
L’iniziativa di preghiera pubblica del prossimo 5 ottobre è un gesto forte che risponde ad un sentire ormai comune: la chiesa sta vivendo la sua Passione. Una Passione protratta, che non data dal 2013, ma da ben prima, come dichiarato più volte dallo stesso Benedetto XVI. Anche gli ultimi suoi due anni di pontificato sono stati, per i credenti, di intensa sofferenza, essendo a tutti evidenti gli ostacoli posti sul suo cammino da nemici dichiarati o nascosti. Eppure Benedetto fungeva in qualche modo da diga (forse lo fa, in qualche maniera, ancora oggi): dopo le sue dimissioni, però, è arrivato il diluvio. Oggi questo è sotto gli occhi di tutti, ma c’è voluto tempo per prenderne coscienza. È davvero maturata nel cuore di tanti l’esigenza di un gesto umanamente e religiosamente più forte, più incisivo del ‘solito’ convegno.