“Il calo delle nascite, oggi, è una vera emergenza italiana. E probabilmente è la più grande emergenza dell’Europa. Non è una questione politica di destra o di sinistra, non è neanche soltanto una questione di soldi o di sgravi fiscali (seppur necessari): è una questione di civiltà. Questo calo della natalità, infatti, è il segno di una crisi culturale che ha radici profonde nel nostro recente passato”. Lo scrive il cardinale arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei Gualtiero Bassetti, riflettendo sull’ultimo bilancio demografico dell’Istat, che, sommato al recente dato preoccupante della Commissione europea, “mette in luce un Continente sempre più vecchio, in cui nascono sempre meno figli”.
Dopo la Seconda guerra mondiale “i giovani e i vecchi, nell’Italia della ricostruzione – ricorda il porporato –, avevano dei compiti e delle funzioni diverse ma erano senza dubbio complementari. Tutti svolgevano un ruolo all’interno della ‘casa comune’, dell’Oikos, come scrive Francesco nella Laudato Si’”, rispecchiando “una visione del mondo, una filosofia della storia e soprattutto un deposito storico-culturale antichissimo che troppo frettolosamente è stato messo ai margini del vissuto quotidiano dell’Europa”.
Per il cardinale, “oggi esiste indubbiamente un problema di organizzazione politico-economica dell’intera società, ma ancor prima c’è una grande questione esistenziale e culturale. In tutta Europa – ma forse dovremmo dire in tutto il mondo occidentale – la famiglia e i figli sono considerati nient’altro che un peso, un grosso intralcio all’affermazione e all’autodeterminazione del singolo individuo, un ostacolo alla carriera lavorativa e perfino all’arricchimento personale”.
Il card. Bassetti precisa: “Alla base di quella che ai miei occhi si presenta come una crisi di civiltà, si colloca, quindi, un cambio di mentalità collettiva che ha mutato, fino a rovesciare completamente, la concezione della natalità: non più una ricchezza per la famiglia e la società, ma al contrario una causa di miseria, un impedimento al successo e, in alcuni casi, una fonte di angoscia”.
Di qui l’appello: “Oggi più che mai è necessario cambiare questo paradigma. Di fronte a una società che si sta polverizzando e a un potere politico sempre più particolaristico e feudale, occorre avere la consapevolezza che la nascita di un bambino è una ricchezza per tutti e non un peso per pochi”.
Il presidente della Cei conclude: “Occorre tornare ad annunciare con semplicità, gioia e senza dannose strumentalizzazioni politiche il Vangelo della vita: occorre cioè ‘riversare sulle anime’ quella che La Pira chiamava ‘l’onda vitale e rigeneratrice della Grazia, della verità e della pace’”. (SIR)
Caro cardinale, è un po’ difficile mettere al mondo dei figli,con lavori precari, oppure con stipendi bassi,oggi si va’ in pensione molto tardi,e di conseguenza nel mondo del lavoro,non avviene il ricambio generazionale, finché non si aggiusteranno queste cose, sarà sempre peggio!!!