Ha toccato numerosissimi argomenti il Cardinale Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, cioè il capo dei Vescovi italiani durante la sua prolusione, tenuta la mattina di martedì 17 maggio, in occasione dei lavori della 69ª Assemblea generale dei vescovi italiani.
Sui mezzi di comunicazione è passata, naturalmente, una sola frase (quella sulle unioni civili) ma il discorso era aperto ad una riflessione su più tematiche. Dopo avere salutato coloro che hanno partecipato per la prima volta all’Assemblea Generale (cioè coloro che da poco tempo sono stati chiamati all’episcopato), i vescovi divenuti “emeriti” e quelli scomparsi, il cardinal Bagnasco ha esordito parlando di “magistero diffuso” di Papa Francesco, che è “un continuo stimolo alla conversione della vita personale e pastorale”.
Quindi le attenzioni di Bagnasco si sono concentrate su “un’Europa riconciliata con la gente”, ricordando che non bisogna “retrocedere dal fronte dell’accoglienza” e non bisogna “rinunciare al sogno europeo nel quale i Padri hanno creduto”. A proposito dell’“inarrestabile esodo” di migliaia di migranti, Bagnasco si chiede se “non sia questo un banco di prova perché l’Europa del diritto, della democrazia e della libertà, culla e sorgente dell’umanesimo, irrorata dalla sorgente perenne del Vangelo, possa riscoprire se stessa”.
Poi si scaglia contro “qualche «illuminato» [che] pretende di decidere o esperimentare; né sono apolidi, poiché ognuno appartiene ad una storia, ha una visione della vita e valori di fondo. […] essere europeo non significa entrare nel limbo del pensiero unico: le leggi e gli accordi sono necessari, ma non fanno lo spirito di un continente: lo presuppongono. I Vescovi italiani rinnovano la passione per l’Europa”. Passando a riflettere sui cristiani perseguitati (“il sangue di Abele”), il Presidente della CEI sottolinea che “nel mondo sembra che cresca l’indifferenza verso tanta violenza, come se i veri problemi fossero altri che il diritto di professare la propria fede senza subire persecuzione e morte, o essere costretti a vivere da fuggiaschi in preda alla paura. Si contano ormai 200 milioni di cristiani perseguitati sul pianeta sotto gli occhi distratti e indifferenti del mondo: ad Aleppo, storico centro della cristianità in Siria, oggi sono rimasti appena 40.000 fedeli, un quarto rispetto a solo 5 anni fa! Come Chiesa, denunciamo ancora una volta la violenza barbara di ogni persecuzione, assicuriamo la nostra vicinanza di solidarietà e preghiera a quanti la subiscono, e incoraggiamo le nostre comunità ad alimentare la fede e la testimonianza sull’esempio di tanto coraggio. Accanto alle vittime della persecuzione religiosa, ci sono quelle causate dal terrorismo, che continua a seminare morte, angoscia e rapimenti. Esiste qualcuno che possa fermare tanto oscurantismo politico, sociale, religioso, su cui prospera il commercio delle armi? […] l’Occidente: quale offerta culturale fa alle generazioni di immigrati ormai naturalizzati nel Continente? Quale visione spirituale offre? Il benessere materiale è ricercato e spesso raggiunto; ma i beni di consumo da soli non sono sufficienti: è necessaria una visione di valori e di ideali – favorita da un’alta istruzione e da un contesto di buone relazioni – per cui ognuno senta che vale la pena sacrificarsi. Diversamente, l’anima resta vuota ed esposta ad ogni suggestione, anche la più assurda e turpe”. Affrontando il tema del rinnovamento del clero (“una Chiesa che cammina”) Bagnasco parla di “amore”, “stima” e “gratitudine” “verso i nostri preti”. “Non solo ci è chiara la consapevolezza di poter far poco senza di loro, che presiedono le comunità cristiane e non di rado presidiano i territori, ma – innanzitutto e prima di tutto – sappiamo e sentiamo che Cristo ha fatto di noi, Vescovi e presbiteri, una cosa sola. Ben prima di affinità, sensibilità comuni, idee convergenti… è quanto lo Spirito ha fatto in noi e di noi che ci rende un solo corpo segnato dal sacramento dell’Ordine, inviato al popolo di Dio per evangelizzare «fino ai confini della terra». Sono innumerevoli le pagine del Magistero che parlano in modo commovente della vita e della missione del Sacerdote”. “Cari sacerdoti”, dice Bagnasco, “voi siete per noi «fratelli e amici» come ricorda il Concilio: mentre diamo testimonianza della vostra quotidiana vicinanza alla gente, vi ringraziamo per quello che fate uniti a noi, vostri Vescovi e Padri. Il Signore ci ha messi insieme, perché vivessimo la comunione nel Presbiterio diocesano con tensione ideale e con fiducioso realismo. La nostra unità – insieme alla nostra preghiera – è la prima forma di quel prenderci cura di noi stessi e del nostro popolo”.
Dopo avere ricordato la prossima Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà a Cracovia e il Congresso Eucaristico Nazionale che si celebrerà a Genova dal 15 al 18 settembre prossimo, il cardinale Bagnasco ha inviato ad “intensificare l’adorazione nelle Parrocchie, diffondere il sussidio per la preghiera quotidiana in famiglia, utilizzare il Documento teologico-pastorale, distribuire a largo raggio il Messaggio a firma del Consiglio Episcopale Permanente”. Riflettendo sull’“aiuto concreto per le situazioni coniugali ferite”, Bagnasco, a proposito della prassi giudiziaria canonica ha detto che i vescovi cercheranno di coniugare “la vicinanza accogliente alle persone con le esigenze di assicurare sempre un rigoroso accertamento della verità del vincolo, per sua natura indissolubile ove validamente formato”.
Circa l’Italia, il “Paese che si muove”, il cardinale dice che “vorremmo poterlo vedere più sereno, occupato nel lavoro, proiettato con fiducia verso il futuro, incoraggiato dalle prospettive dei giovani, lieto nell’intreccio di generazioni che si guardano con simpatia, fiducia, solidarietà. Gli indicatori che si leggono, purtroppo, non sembrano andare in questa direzione. Dall’inizio della crisi l’occupazione è caduta del 4,8%, una delle contrazioni più rilevanti in Europa: i dati ricorrenti dicono che la fascia tra i 15 e i 24 anni in cerca di lavoro è prossima al 40% contro il 22% della media europea: in termini percentuali siamo i peggiori, subito prima della Bulgaria. Forte preoccupazione la esprimiamo anche per gli adulti che, una volta perso il lavoro, si trovano nella difficoltà a rientrarvi con grave danno per le proprie famiglie oltre che per la propria dignità. Il peso della vita quotidiana, alla ricerca dei beni essenziali, diventa sempre più insostenibile, compreso il bene primario della casa. La povertà assoluta investe 1,5 milioni di famiglie, per un totale di 4 milioni di persone, il 6,8 della popolazione italiana! Mentre la platea dei poveri si allarga inglobando il ceto medio di ieri, la porzione della ricchezza cresce e si concentra sempre più nelle mani di pochi, purtroppo a volte anche attraverso la via della corruzione personale o di gruppo.”
“Le nostre parrocchie – prosegue Bagnasco – vedono le file di coloro che cercano un pasto alle nostre mense: sono stati ben 12 i milioni di pasti distribuiti nel 2015. I responsabili della cosa pubblica, i diversi attori del mondo del lavoro, che cosa stanno facendo che non sia episodico ma strutturale? La Chiesa continuerà a fare tutto quanto le è possibile per stare accanto alla gente, mettendo in campo ogni risorsa: dalle forze di tantissimi volontari alle risorse dell’8 per mille che, oltre a permettere un Clero totalmente disponibile, consente di venire incontro alle enormi richieste della carità e del mantenimento delle opere pastorali. Un altro fronte che ci interroga è quello della natalità. Finalmente, dopo anni che lo richiamiamo, oggi perlomeno si parla di inverno demografico: l’immagine – seppur efficace – non suscita però ancora la necessaria coscienza della gravità. Ad oggi, si vedono segnali positivi di sostegno e promozione della famiglia che, oltre ad essere il grembo naturale della vita, è palestra di umanesimo, di virtù civili, di socialità e di educazione nell’intreccio di generazioni e di generi, primo ammortizzatore sociale. Tali segnali hanno, però, bisogno di essere incentivati e, soprattutto, di diventare strutturali. I dati ISTAT rimangono impietosi: quelli del 2015 sono i dati peggiori dall’unità d’Italia. Lo scorso anno, a fronte di 653.000 decessi, le nascite sono state 488.000, mentre 100.000 italiani hanno lasciato il Paese. La demografia è un indicatore decisivo dello stato di salute di un Paese, specialmente occidentale, dove lo sviluppo economico e lavorativo, insieme ad una cultura densa di ideali e valori, suscitano speranza nel domani e coraggio nel generare nuove vite, assumendo con fiducia la missione educativa dei figli. Che cosa sta facendo lo Stato perché si possa invertire la tendenza? Si avverte l’urgenza di una manovra fiscale coraggiosa, che dia finalmente equità alle famiglie con figli a carico. Gli esperti dicono che la messa in atto del cosiddetto «fattore famiglia» sarebbe già un passo concreto e significativo. Un terzo fantasma sta crescendo nel Paese: il gioco d’azzardo. La recente legge intima che il numero delle slot machine si riduca del 30% in quattro anni; in realtà è cresciuto del 10,6% in quattro mesi, salendo a 418.210. Negli ultimi sei anni, mentre fra la popolazione è salita la soglia della povertà, l’affare-azzardo ha raggiunto il 350%, fino a 84 miliardi. A fronte di così cospicui interessi a diversi livelli, chi sarà in grado di resistere alle pressioni delle lobby e intervenire in modo radicale? La ricaduta sociale della ludopatia è devastante per i singoli, che perdono il lavoro, rompono i rapporti familiari, diventano facile preda di altre dipendenze fino al suicidio, come ha affermato il Ministro della salute. I cittadini in che modo possono far sentire la propria volontà a fronte di problemi così gravi che perdurano da troppo tempo, corrompendo modi di pensare e stili di vita? Possono, i problemi, essere scaricati solo sull’Europa e sul mondo globale? La democrazia avanzata deve cercare, non solo tollerare, il dialogo. Esso deve essere praticato nella onestà degli atteggiamenti, nel rispetto di persone e istituzioni, alla ricerca di una sintesi alta e realistica. È su questi problemi che la gente vuole vedere il Parlamento impegnato senza distrazioni di energie e di tempo, perché questi sono i problemi veri del Paese, cioè del popolo. Per questo non si comprende come così vasta enfasi ed energia sia stata profusa per cause che rispondono non tanto a esigenze – già per altro previste dall’ordinamento giuridico – ma a schemi ideologici”.
Quindi, aggiunge Bagnasco, “La recente approvazione della legge sulle Unioni civili, ad esempio, sancisce di fatto una equiparazione al matrimonio e alla famiglia, anche se si afferma che sono cose diverse: in realtà, le differenze sono solo dei piccoli espedienti nominalisti, o degli artifici giuridici facilmente aggirabili, in attesa del colpo finale – così già si dice pubblicamente – compresa anche la pratica dell’utero in affitto, che sfrutta il corpo femminile profittando di condizioni di povertà. […] E, a proposito della teoria del gender che è sempre alle porte in modo strisciante, il Pontefice ha più volte ripetuto che «è uno sbaglio della mente umana», esprimendo anche il dubbio «se non sia anche espressione di una frustrazione e di una rassegnazione che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa confrontarsi con essa» (Papa Francesco, Udienza Generale, 15.4.2015). Non si comprende come queste affermazioni, tanto chiare di Papa Francesco – e ribadite a più riprese dai Vescovi – passino costantemente sotto silenzio, come se mai fossero state pronunciate o scritte. Le facciamo nostre una volta di più, perché – insieme con quelle che andremo ad approfondire in queste giornate di confronto fraterno – possano tradursi in impegno fattivo».
Matteo Orlando