“La santità è un martirio, in quanto implica una cessione della propria persona per accogliere in sé quella di Cristo. Un passaggio difficile per l’uomo contemporaneo, preda dell’ebbrezza dell’affermazione di sé ad ogni costo, sedotto dal pensiero che il proprio io sia tutto”. Lo ha affermato ieri l’arcivescovo di Firenze, il cardinale Giuseppe Betori, presiedendo nella cattedrale di Santa Maria del Fiore la celebrazione eucaristica per Tutti i Santi.
“Il martirio è la forma primigenia della santità, in quanto il martire giunge alla totale perdita di sé per fedeltà al Signore, assimilando l’intera propria esistenza a Cristo, fino a seguirlo nel dono della vita, come egli ha fatto per l’umanità”, ha aggiunto Betori, sottolineando che il martire “ritiene che il proprio io sia un bene da donare e non da trattenere egoisticamente per sé, per acquisire un’assimilazione più piena al Signore, diventando una cosa sola con lui”.
Proseguendo nell’omelia, l’arcivescovo ha evidenziato che “la figliolanza divina è ciò che ci assimila al Figlio unigenito” perché “il Figlio ci rende figli: il suo rapporto con il Padre è ciò che dobbiamo assimilare da lui per entrare nella via della santità”.
“Questo rapporto – ha osservato – è la fiducia e l’obbedienza, l’affettuoso abbandono verso il Padre, e una dedizione assoluta verso i fratelli”. “Così ha vissuto Gesù e così vive chi cammina sulla strada della santità”, ha rilevato Betori, rimarcando che “la strada della santità è quella delle Beatitudini”.