L’arcivescovo di Agrigento, il cardinale Francesco Montenegro, da Roma, dove sta partecipando ai lavori del sinodo sulla famiglia come padre sinodale e presidente di uno dei tre “circoli minori” di lingua italiana, ha scritto una lettera alle famiglie della sua arcidiocesi ricordando che non bisogna dimenticare che la famiglia «è un “dono” di Dio. Anche Gesù, facendosi uomo, ha voluto avere una famiglia». Il cardinale esordisce ricordando che è stato scelto per partecipare al Sinodo «inaspettatamente» e considera la scelta di Francesco come «una sua ulteriore attenzione nei confronti della Chiesa agrigentina». Don Franco (così si firma alla fine della lettera il Cardinale Montenegro) ricorda che «il Sinodo è come un grande cantiere: da ogni parte del mondo arrivano proposte, suggerimenti, aperture, prospettive… al fine di comprendere ciò che il Signore dona e chiede a ogni famiglia, oggi. Partecipando al Sinodo sento di vivere un momento di comunione ecclesiale molto forte. Alla fine, il Papa, che riceverà le conclusioni dell’assemblea, prenderà e dirà le sue decisioni». Non chiudendo gli occhi davanti alle tante difficoltà che le famiglie affrontano, monsignor Montenegro tuttavia ribadisce che «c’è bisogno di riscoprire l’amore di Dio che benedicendovi vi inserisce in una famiglia rendendo ogni membro (genitori, figli, nonni) espressione e portatore di questa benedizione».
Ricordando che a breve inizierà il Giubileo della misericordia, il Cardinale agrigentino ricorda che «la famiglia, “luogo” dell’amore e della vita, è il primo “luogo” in cui viverla. Dio chiamandovi a essere comunità ve la fa sperimentare, anzi continuamente ve ne fa dono. Sentitevi, perciò, amati da Dio, raggiunti sempre dalla Sua misericordia, avvolti dalla Sua tenerezza e al sicuro nella Sua fedeltà. Dio vi ama ed è misericordioso con voi! Questa verità vi sostenga nonostante i non pochi limiti di ciascuno o le ferite che si portano dentro. È partendo dalla certezza che Dio è misericordioso che s’impara quotidianamente a rialzarsi. La misericordia non è un premio ma una medicina; non è destinata ai migliori ma ai più deboli e ai malati. Quando sperimentate l’amore viscerale di Dio – esattamente come voi mamme quando portate nel grembo la vostra creatura – allora vi sarà possibile impastare con la misericordia tutte le relazione».
In conclusione di lettera Monsignor Montenegro ribadisce che «più di ogni altra cosa c’è bisogno che nelle famiglie ci sia misericordia. Purtroppo la cultura del nostro tempo non la conosce; anzi la disprezza e la calpesta. Oggi si respira un clima pieno di odio, d’indifferenza, di vendetta, di chiusura, di violenza… Ma dove ci portano questi sentimenti? Non induriscono sempre di più il nostro cuore? Purtroppo questo clima è entrato anche dentro le case e, in modo più o meno consapevole, condiziona tante scelte. Così accade che anche per cose di poco conto saltano rapporti, si infrangono equilibri e si sperimentino tensioni che fanno male a tutti. C’è bisogno della misericordia di Dio ma occorre anche essere tutti misericordiosi. Dio ci insegna come si “fa”: quando Lui vede i nostri limiti non si gira dall’altra parte o non diventa duro ma allarga il Suo cuore; anzi vede le nostre miserie e dilata il Suo cuore perché questo è l’unico modo per recuperarci. Il suo agire diventi il nostro modello! La misericordia non è un gesto di pietà ma è atteggiamento dei forti ed è una scelta di grande responsabilità; attraverso essa l’altro può rientrare in se stesso, si può ravvedere e può tornare a camminare sulla via del bene. Se tutti fossimo più misericordiosi quante cose si potrebbero risolvere! La misericordia, come espressione di un amore immenso, viene prima di ogni fallimento, anzi lo supera perché aiuta a vedere l’altro non a partire dall’errore che ha commesso ma dall’amore che ancora può ricevere. Questo vale nel rapporto fra marito e moglie, ma vale anche nel rapporto con i vostri figli, bisognosi di misericordia e di tenerezza per crescere nel modo più completo. Accettando la “sfida” della misericordia ci sarà la possibilità di rivedere anche tante situazioni in cui si è sperimentato il fallimento della coppia. Penso ai voi, uomini e donne, che con grande sofferenza avete deciso di porre fine all’esperienza matrimoniale. Anche a voi dico di sentirvi amati da Dio per rileggere quanto avete vissuto o state vivendo alla luce di una misericordia che è eterna come Colui che ce ne fa dono».
Matteo Orlando