“Le cause farmaceutiche non devono approfittare di una generale situazione di bisogno per trarre profitti esosi dal vaccino anti Covid”. Lo dice in questa intervista che ci ha rilasciato il cardinale Paolo Romeo, arcivescovo emerito di Palermo .
Eminenza, il Papa a Natale ha invocato vaccini per tutti…
“Ha ragione. Il Pontefice ha ricordato una delle cose più elementari nella dottrina sociale della Chiesa, la solidarietà. Il vaccino anti Covid è un bene comune, deve servire a proteggere la popolazione e specialmente le fasce più fragili e deboli. Ora non è giusto, moralmente, che su queste medicine, si debbano trarre vantaggi economici spropositati. Inoltre, a mio parere gli Stati, inclusi quelli meno abbienti, siano messi nelle condizioni di avere i vaccini senza costi impossibili. Ne va della salute di tutti, ricchi e poveri”.
E’ questa una conseguenza del rispetto del diritto alla vita..
” Certo. La vita è sacra, sia quando si tratta di proteggerla nel suo venire al mondo, sia alla fine, che in svolgimento. La tutela della salute è connessa col diritto alla qualità di vita. A volte sento dire, con riferimento al contagio di persone ricche e famose guarite, che questo è avvenuto grazie ai soldi e a loro mezzi. Io la penso diversamente”.
Cioè?
” La salute innegabilmente si ha con le cure, ma l’ ultima parola spetta a Dio e non penso che costoro si siano salvati perchè ricchi. Del resto ci sono tanti centenari e vecchi poveri che ugualmente vanno avanti”.
Il Papa ha voluto donare tamponi ai non abbienti…
” Ha fatto bene, un gesto di solidarietà, non solo per i non abbienti, ma per tutti. Dobbiamo capire che il non abbiente o il senza tetto privo di cure, suo malgrado, può diventare motivo di contagio per gli altri. Ecco allora che un gesto di solidarietà come i temponi gratis per tutti fatto dal Papa è nello stesso tempo atto di carità, ma di interesse per la popolazione, ricchi e meno ricchi”.
A Gubbio presepe con i vaccini, che ne pensa?
” Forse serve a svegliare le coscienze, a dire che ciascuno porti quel che ha. Penso che sia una attualizzazione del presepe, non una negazione della tradizione”.
Bruno Volpe