“La stampa non sempre ha adeguatamente riportato il senso del documento post sinodale”. Lo dice senza far drammi il cardinale portoghese Josè Saraiva Martins, commentando a posteriori l’esisto del vivace Sinodo sulla famiglia. Ma andiamo con ordine.
Eminenza, si è scritto, specie nei giornali italiani, che è possibile dare la comunione al divorziato risposato, come stanno le cose oggi?
“Come spesso avviene, la stampa non ha adeguatamente riportato il senso della relatio finalis. Nel quale, sia chiaro, la parola comunione non appare. Probabilmente questo è accaduto perchè il tema non era semplice o per la tendenza giorn alistica a strumentalizzare gli eventi. Qualche volta succede anche che le dichiarazioni del Papa o dei vescovi siano usate in modo malizioso e di comodo. Magari è la moda del sensazionalismo”.
Sul tema ci sono novità?
” La dottrina della chiesa sul punto non è stata cambiata, tanto meno è sottoponibile a cambiamenti. Questo mi pare chiaro e lampante. Il Sinodo sul punto non ha introdotto e non poteva, niente di nuovo. Certamente il Sinodo ha avvertito la necessità dal punto di vista pastorale di usare linguaggi diversi e adatti ai tempi. Il vero nodo è questo: adattare non la dottrina, ma la prassi pastorale ai tempi nuovi tenendone conto. Il Concilio Vaticano II, per esempio, ha operato in questa direzione”.
Dunque oggi la comunione non è amministrabile ai divorziati risposati?
“Le ribadisco: tutto come prima, valutando secondo il magistero preesistente caso per caso. In ogni modo, prima di esprimere valutazioni definitive è giusto attendere il documento del Papa su questa questione. Altrimenti à solo rumore per niente”.
E le notizie pubblicate dai giornali?
“C’è la tendenza a usare qualche parola o frase o documento per avvalorare la tesi del giornalista. Un lavoro al rovescio e non al servizio della verità e, diciamolo, non bello per la corretta informazione dei lettori”.