E’ stata silenziata sui media internazionali la notizia della recentissima islamizzazione forzata dello stato africano del Gambia. Il presidente Yahya Jammeh ha dichiarato il paese, nel quale 9 cittadini su 10 si professano musulmani, una repubblica islamica. Il Gambia diventa, pertanto, il secondo stato islamico ufficialmente costituito in Africa. La piccola repubblica che conta solo 1 milione e settecentomila abitanti, è uno dei paesi più poveri del mondo. Jammeh per il Gambia ha seguito l’esempio di Pakistan, Iran e Mauritania, paesi con i quali adesso condivide lo status di stato islamico. «Accettare la religione di Allah, come una sola fede e stile di vita non è negoziabile», ha detto il presidente. Hamat Bah, leader del partito di opposizione di riconciliazione nazionale, ha criticato la decisione: «C’è una clausola costituzionale che dice che il Gambia è uno Stato laico, non è possibile fare una dichiarazione del genere, senza dover passare attraverso un referendum».
I media nazionali hanno sottolineato che questa decisione «è un affronto alla Costituzione del Gambia, che si basa su tradizioni secolari e ammette che ogni religione è riconosciuta come religione di stato». Per difendere la dichiarazione del presidente, il Supremo Consiglio Islamico del Gambia (GSIC) ha convocato un convegno con la partecipazione di 300 persone, compresi i rappresentanti del governo.
Ai cristiani Jammeh ha assicurato che la decisione non minaccia la libertà di praticare la loro fede. «I cristiani devono essere rispettati, e il loro celebrare il Natale o qualsiasi altra cosa può continuare. Nel rapporto tra le religioni, nessuno ha il diritto di interferire nella vita degli altri», ha detto il presidente. Ma la sua scelta è contraria alla dichiarazione di Marrakech, firmato a gennaio 2016 da più di 200 leader islamici in tutto il mondo, che tende a garantire la libertà religiosa per i non musulmani nei Paesi a maggioranza musulmana.
Anche se il Presidente sembra sminuire l’iniziativa, con un’ordinanza esecutiva, ha vietato a tutti i dipendenti civili, di sesso femminile, di lavorare con i capelli scoperti. Il presidente, ha spiegato ad Al Jazeera Jeffrey Smith, un attivista per i diritti umani, è arrivato al potere dopo un colpo di stato ed ha un “deplorevole primato di violazioni dei diritti umani e di corruzione dilagante. Sta disperatamente cercando di promuovere relazioni più strette e più redditizie con il mondo arabo. Sta cercando di accogliere, come in altre parti del mondo, i sentimenti anti-occidentali”
Matteo Orlando
In compenso, se tutto va bene, in Bangladesh, la Corte Suprema sta valutando la possibilità di eliminare dalla Costituzione l’ottavo emendamento che definisce l’Islam “religione di Stato”, tornando così ad essere uno Stato laico. Una decisione non semplice da prendere in un Paese al 90% di fede musulmana e dove continuano le violenze contro le minoranze religiose ad opera dei fondamentalisti islamici