Del caso della fuga di notizie dal Vaticano parliamo con un Presidente emerito della Corte di Cassazione, Corrado Carnevale , giudice di lungo corso ed esperienza detto anche “ammazzasentenze” per la certosina opera di revisione e di accertamento dei difetti anche formali .
Dottor Carnevale, le crea meraviglia il fatto che siano indagati due giornalisti?
“In un certo senso no. Il reato che si contesta è uno detto tipico, ovvero che può essere commesso solo da una persona che ha una particolare qualità, in questo caso un pubblico ufficiale o incaricato del pubblico servizio e i due indagati principali, il monsignore e la donna tali sono per il loro ruolo vaticano. Ora ai giornalisti si contesta il concorso, perchè pur non rivestendo il ruolo di pubblici ufficiali, secondo il Vaticano hanno cooperato allo svolgimento del fatto contro legge”.
Ma i due giornalisti sono cittadini italiani…
“Questo poco rileva per il Vaticano avendo essi operato, in base all’accusa, in maniera concorrente con chi aveva qualifica vaticana e allora il fatto che siano italiani non conta. Da un punto di vista sostanziale se io fossi nei panni dei giornalisti sarei molto sereno in quanto di fatto hanno poco o nulla da temere. Anche nella ipotesi che siano rinviati a giudizio, cosa non sussistente allo stato, dunque si renda necessaria la loro presenza in aula, il Vaticano per averli deve chiedere allo stato italiano la estradizione e mi sembra davvero difficile da ottenere”.
Come a suo parere i due giornalisti si sono procurati il materiale?
“I due cronisti sapevano quello che facevano e ritengo verosimile che abbiano ottenuto quei documenti dai due accusati principali. Bisogna tuttavia accertare una cosa, se quel materiale lo hanno avuto senza pagare o pagando e questa è una prova quasi impossibile. Questo nessuno oggi è in grado di dirlo e tanto meno di provarla salve confessioni supportate da documenti certi. In ogni caso nei due cronisti non vedo un movente eroico o etico, ma molto probabilmente quello di guadagnare e di ottenere diritti, cosa legittima del resto e forse spinti dall’ istinto giornalistico. Si tratta comunque di libri che vivono una sola estate e che dopo la fiammata o il polverone non lasciano tracce nella storia”.
Come finirà secondo lei questo caso?
“Se devo essere sincero, in una colossale bolla di sapone . Ci sarà il perdono del pentito, nel nome della misericordia, il monsignore sarà rimandato in Spagna a fare il parroco e di lui nessuno saprà più nulla, la donna tornerà a fare la addetta alle pubbliche relazioni in una ditta privata, anche se giustamente vedo con piacere che questo Papa chiede e pretende chiarezza e pulizia dentro la Chiesa. Ammiro oapa Francesco, vive con sobrietà dando esempio di credibilità davanti a fatti che al contrario risultano sconcertanti e di imbarazzo. Uomini di Chiesa che vivono nel lusso o si sarebbero, dico si sarebbero, abbandonati come l’abate di Montecassino a fatti molto brutti, veri presunti reati. In quanto ai libri di Nuzzi e Fittipaldi sia ben chiaro che la Chiesa cattolica ha anticorpi robusti, ha resistito a cose e calamità ben peggiori e certamente non si farà piegare da due pubblicazioni. La Chiesa è retta da ben altro libro, il Vangelo che il più grande prodotto della umanità”.
Bruno Volpe