«Preghiamo perché il Signore, quando avranno terminato il loro mandato, possa chiamare a sé i politici che, col nostro voto, abbiamo eletto. Così non essendo più riconfermati, non potranno continuare a fare della sanità un fiorente mercato, un budget da raggiungere a qualsiasi costo, lucrando sulle sofferenze della gente, dei poveri, dei bisognosi che non hanno i soldi per potersi pagare uno specialista o potersi ricoverare, a proprie spese, in una clinica privata. Vengono sballottati come pacchi da un ospedale all’altro e nel frattempo, come molte volte è accaduto, perdono la vita tra atroci sofferenze».
Don Lillo Di Salvo, durante un’omelia tenuta presso il santuario di Maria Santissima dell’Udienza a Sambuca di Sicilia (un paese dell’agrigentino, di circa seimila abitanti, che si è aggiudicato il titolo di Borgo dei borghi 2016, nel corso della trasmissione di Rai3 Alle falde del Kilimangiaro) ha usato queste fortissime parole a proposito della chiusura della sala operatoria del vicino ospedale civico di Sciacca.
Poi ha lanciato un esplicito appello: «occorre che i sindaci dei Comuni che fanno parte del distretto sanitario di Sciacca e che tutti noi ci mobilitiamo perché la sala operatoria di quell’ospedale, intitolato a San Giovanni Paolo II, torni a funzionare a pieno regime e al più presto si possano colmare definitivamente le carenze di personale sanitario. Piuttosto che risparmiare su un servizio essenziale come la sanità e sprecare il denaro pubblico delle enormi tasse che paghiamo, i politici provvedano a garantire a tutti il diritto alla salute e ad eliminare vergognosi privilegi e allucinanti sperequazioni retributive e sociali».
Matteo Orlando