“Il ritorno dell’anima a Dio. Meditazioni sull’obbedienza” è un nuovo volume basato su testi di Divo Barsotti, presbitero e monaco italiano, fondatore della Comunità Figli di Dio, morto del 2006 ed è edito da Chorabooks. Si tratta di una meditazione del 15 aprile 1956 in cui padre Barsotti illumina con la sua parola aspetti della vita cristiana come, in questo caso, l’obbedienza. Egli fa dell’obbedienza la caratteristica che ci fa accedere a Dio: “Se la vita cristiana deve essere concepita e vissuta come un ritorno dell’anima a Dio, dal quale l’anima si è allontanata per il primo peccato, San Benedetto ci dice che il ritorno dell’anima al Signore è un ritorno di obbedienza, così come il primo peccato è stato fondamentalmente un atto di disobbedienza“. Come di solito padre Barsotti ci avvolge con uno sfoggio di erudizione che gli era proprio, essendo uomo di profonda cultura, non solo spirituale, ma anche letteraria. Anche in questo testo possiamo usufruire di questa vasta e profonda erudizione.
L’obbedienza, questa categoria che alla mentalità moderna da tanto fastidio, essendo noi abituati a pensare che disobbedire è una virtù. Ma certamente l’obbedienza di cui ci parla padre Barsotti è un’obbedienza diversa, un’obbedienza suprema. Egli lo dice con chiarezza in due passaggi di questo testo: “Può sembrare che effettivamente l’anima che obbedisce sempre di fatto rinunzi a quello che e il suo valore più alto, la sua autonomia, la sua indipendenza; ma e vero il contrario quando si tratta di un’obbedienza a Dio, a Dio che e il nostro Creatore: e Lui che ci fa, noi non siamo che in quanto ci riceviamo da Lui, e tanto più dunque l’uomo anche naturalmente e perfetto quanto più, rinunciando a una sua pretesa autonomia, a una sua indipendenza che lo isterilisce e lo svuota, lo mortifica e lo annienta, rinunciando a questa sua autonomia si dona a Dio in un’obbedienza sempre più perfetta e totale. (…) Nella sostituzione di Dio all’uomo che si verifica nell’obbedienza, non tanto che all’essere umano si sostituisce l’Essere Divino – sono sempre io che agisco, ma l’atto e unico, e quest’atto realizza insieme la vita divina e la vita umana, Dio e l’uomo, e la vita dell’Uno e dell’altro – attraverso l’obbedienza passa non l’Essere di Dio in me, ma la sua medesima vita, sicché veramente e Lui che vive in me”.
Obbedire a Dio è fare del bene a noi stessi, non è dare via la nostra individualità ma esaltarla in un bene più grande. Questa obbedienza quindi, è veramente il ritorno della nostra anima a Dio. Ancora un testo che viene dalla profonda spiritualità di questo grande mistico italiano e che affronta un tema così complesso e controcorrente come quello dell’obbedienza, un tema che al tempo in cui la meditazione fu svolta non aveva ancora conosciuto gli sviluppi drammatici che si troveranno invece dopo il ’68, dentro la Chiesa ma anche, e soprattutto, al suo esterno.
In questi giorni di tristezza,smarrimento,ateismo militante,bisogna che qualcuno riproponga le idee di Don Divo Barsotti e la sua radicalità nel dire pane al pane e vino al vino e della differenza oggettiva fra bene e male senza compromessi moderni misti di fraintendimenti.Anche nella Liturgia si deve ripescare quella tradizionale latina anche nelle ROGAZIONI e nelle Litanie dei Santi di quando si affrontavano le avversità sociali e naturali con queste preghiere specie nelle campagne.