Circa le polemiche per il manifesto contro l’aborto affisso a Roma dall’associazione PRO VITA, il senatore Simone Pillon, tra i fondatori del Family Day, si appella alla libertà di manifestazione delle idee, e ricorda che l’associazione pro life aveva chiesto e ottenuto dal comune di Roma tutti i permessi per l’affissione del manifesto. “Forse gli esponenti del Partito democratico dimenticano le regole della democrazia quando qualcuno esprime idee diverse dalle loro” osserva Simone Pillon.
Nel merito della polemica, “Vorrei ricordare alla gentile senatrice Cirinnà che a meno che lei non sia un’aliena, anche lei è stata embrione, e che se sua madre avesse proceduto ad aborto, lei oggi semplicemente non ci sarebbe. Quindi ci pensi bene quando parla di diritto delle donne e di rimozione dei manifesti PRO VITA” afferma il senatore della LEGA; “Esiste infatti il primario diritto dei figli a venire al mondo. E normalmente dovrebbe esser data preminenza al diritto dei bambini rispetto a quello degli adulti”.
“Per queste ragioni mercoledì 11 aprile alle ore 11 alla sala Nassirya del Senato terremo una conferenza stampa congiunta con gli amici di PRO VITA per rilanciare il diritto dei minori a venire al mondo e il diritto di tutti noi attivisti pro life a manifestare liberamente il nostro pensiero” conclude il senatore Simone Pillon.
Il manifesto era esposto a Roma sulla frequentatissima via Gregorio VII da Pro Vita Onlus. Il manifesto nel frattempo è stato rimosso, come annuncia l’Associazione Vita di Donna Onlus. Dopo che alcune esponenti locali del PD avevano protestato, e che la senatrice Monica Cirinnà aveva lanciato su Twitter l’hastag #rimozionesubito mentre sulla pagina Fb aveva pubblicato il seguente post: “Vergognoso che per le strade di Roma si permettano manifesti contro una legge dello Stato e contro il diritto di scelta delle donne”.
La rimozione è stata compiuta dal Comune di Roma, guidato dall’esponente del M5S Virginia Raggi, che però aveva dato tutte le autorizzazioni necessarie all’affissione. Non si capisce quindi in base a che cosa è stata presa la decisione di rimuoverlo. Una decisione che va sicuramente contro la libertà di espressione e di opinione, e che certamente non testimonia a favore della democraticità e del rispetto della Costituzione da parte del Movimento, che si sta rivelando sempre di più come una forma di metamorfosi della sinistra.
Per ProVita, scrive Marco Tosatti: – la rimozione del manifesto è una inaccettabile violazione della libertà di espressione del pensiero da parte del Comune di Roma (non è la prima del resto…); – Il Comune avrebbe ordinato la rimozione del maxi manifesto perché sarebbe (apparentemente) “una violazione dei diritti civili”; – dico “apparentemente” perché ProVita non ha ricevuto alcuna comunicazione dal Comune di Roma. Fino a ieri sera c’era stata solo una comunicazione telefonica da parte del Comune alla società che gestisce lo spazio dell’affissione. La società solo oggi avrebbe ricevuto una comunicazione scritta in cui ribadisce l’ordine di rimozione indicando che sarebbero stati violati “l’art.12-bis comma 2 della D.C.C. nr. 50 del 2014 che definisce i criteri applicati alle autorizzazioni pubblicitarie. La creatività esposta lede la Legge 22 maggio 1978, n. 194 in violazione dei diritti civili”; – Pertanto la società che ha in gestione lo spazio ha rimosso il manifesto temendo sanzioni e possibile revoca della concessione; – Apprendiamo così che secondo il Comune (sempre “apparentemente”), esprimere delle verità scientifiche o lapalissiane (come quelle sul manifesto) è contro la legge sull’aborto, e merita la censura, anche se ciò significa calpestare diritti costituzionalmente garantiti come la libertà di espressione; – La questione non finisce qui: faremo ricorso amministrativo contro l’ordine ingiusto del Comune e la campagna di ProVita per la difesa dei bambini nel grembo e della salute delle mamme, contro l’aborto, si intensificherà, in particolare nel mese di maggio …. anzi, il bambino di 11 settimane tornerà.