di Daniele Trabucco
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Oggi intervistiamo una Progect manager in progetti di cooperazione internazionale e responsabile amministrativo. Stiamo parlando della dottoressa SARA MASSIDA.
1) No profit e volontariato: ci spiega l’importanza di questo mondo?
Il settore del non profit è ancora scarsamente conosciuto. Spesso si associa ai grandi enti che cooperano a livello internazionali, ignorando l’importanza delle piccole organizzazioni che svolgono un prezioso lavoro a livello locale e comunitario. Questo aspetto merita di essere interiorizzato e approfondito, se si vuole comprendere appieno l’importanza del mondo del volontariato e del non profit. Gli Enti e le Associazioni che operano sul territorio nazionale e internazionale hanno la capacità di integrarsi con i cittadini e le istituzioni locali nell’offerta di servizi che altrimenti sarebbero carenti (pensiamo ad esempio alle associazioni attive nel settore sanitario, socio-assistenziale, educativo, nella cooperazione internazionale e in quella locale). In questo processo, si crea un’importante rete di competenze su più livelli, che coinvolge professionisti, Istituzioni e cittadini, con un notevole impatto sociale.
2) Lei ha fatto un’esperienza importante in Kenya: che realtà ha visto e come si è svolto il suo volontariato?
Nel 2016 ho deciso di intraprendere una esperienza di volontariato internazionale e così ho conosciuto l’OSVIC (Organismo Sardo di Volontariato Internazionale Cristiano). L’OSVIC è una realtà medio piccola di Oristano, ma attiva in Sardegna e nel sud del mondo da circa 40 anni. Non avevo mai vissuto un’esperienza di volontariato internazionale e non conoscevo il mondo della cooperazione, perciò mi è stato suggerito di partire da un’esperienza di servizio civile e di valutare strada facendo se quella fosse la strada adatta a me.
Dopo una adeguata preparazione, sono partita in Kenya, tramite l’OSVIC, per prestare servizio presso la Tumaini Children’s Home di Nanyuki, una Casa di Accoglienza per bambini HIV. É stata un’esperienza meravigliosa. Il Servizio Civile è una opportunità ancora poco conosciuta tra i giovani e che invece merita di essere colta, perché mette in comunicazione i giovani con le realtà locali che operano all’estero e sul territorio nazionale, offre grandi opportunità di formazione professionale e garantisce la possibilità di svolgere un’esperienza di volontariato locale o internazionale, in contesti tutelati, strutturati e accreditati.
Terminato l’anno di Servizio Civile, mi si è presentata l’occasione di estendere la mia permanenza e ho proseguito come volontaria espatriata per altri 3 anni. É stata una occasione di apprendimento unica: dal punto di vista professionale, ha sicuramente segnato il mio percorso, ma sono i cambiamenti interiori quelli da cui ho tratto maggiori vantaggio. Vivere un’esperienza ben oltre la propria zona di comfort, in un contesto culturale completamente diverso, insegna a conoscere e comprendere i propri limiti, a scoprire fin dove ci si può spingere e a conoscere nuove versioni di sé.
3) Secondo il suo punto di vista, che cosa si può migliorare nel c.d. “terzo settore”?
Il mondo del terzo settore oggi sta vivendo dei forti cambiamenti, sopratutto dal punto di vista normativo. L’iscrizione al RUNTS, registro unico del terzo settore, implica degli adempimenti burocratici che le piccole realtà non sono pronte ad affrontare, perché non sufficientemente strutturate. Inoltre, la normativa è ancora in divenire e i professionisti che dovrebbero accompagnare gli Enti negli adempimenti amministrativi, spesso si trovano a non saper dare risposte esaustive su aspetti talvolta anche importanti.
Ragionando in prospettiva, merita una riflessione anche il tema dell’IA che sta già interessando il terzo settore, incontrando talvolta riluttanza e talvolta apprezzamento. Credo sia importante fornire alle professionalità coinvolte adeguati strumenti di conoscenza per far fronte a tutti questi importanti cambiamenti.