Di Don Antonello Iapicca
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I volti e gli sguardi dei giocatori spagnoli spiegano l’ammirazione e l’incanto che suscita la loro squadra, e spazzano via le risibili interpretazioni ideologiche e politiche con cui, in Italia, si è cercato maldestramente di spiegare la sconfitta della Nazionale. Non è una questione di denaro, quelli spagnoli guadagnano più dei calciatori italiani. Nel calcio attuale i giocatori forti sono aziende che fatturano decine di milioni.
Il discrimine lo si può intercettare soprattutto nei volti e negli sguardi di un manipolo di ragazzi che riescono, ancora, a giocare a pallone. Divertendosi. La linea rossa che segna la differenza, e conduce a una vittoria come la spagnola, è quella che custodisce in un perimetro invalicabile, il frammento sportivo e ludico del calcio nello spazio spesso inquinato dello show business in cui esso è stato trasformato.
Il sorriso timido del diciassettenne Lamine Yamal Nasraoui Ebana non è il colore di pelle da strumentalizzare, non è un vessillo politico da issare, non sono sproloqui sociologici. È, semplicemente, il sorriso grato di chi ha il privilegio e il dono di giocare a pallone divertendosi, con la necessaria disciplina e abnegazione che lo sport esige. Ci piace non perché vincente, ma perché risplende di tutta la bellezza del calcio, quello sport che ci ha sedotti e che ci tiene incollati al rettangolo verde sin da bambini.